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Il teatro incompiuto delle crisi finanziarie

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Prologo

L’attitudine degli scrittori italiani è in parte cambiata recentemente ed a tematiche frivole come i romanzi d’amore e i gialli iniziano a preferire la storia del capitalismo e della finanza, italiana ed internazionale. Questa mutazione genetica, da salutare con interesse, tuttavia non è completa ed interessa uno sparuto gruppo di letterati. Come vedremo si ferma ad un passo dalla fine, al penultimo atto e in quanto tale lascia l’amaro in bocca al lettore. Egli vorrebbe sapere perchè accadono certe cose nel nostro paese, già fitto di misteri di ogni tipo e di rosari autoreferenziali e di pieno assolvimento da parte delle autorità di controllo di banche e mercati. Tra i tanti esempi, ne proponiamo due, che pur con le dovute differenze, presentano una melodrammatica narrazione ove la storia sembra farsi da sola in modo autoassolutorio. Vi è sempre un primo momento in cui il campione di turno emerge grazie alle sue capacità quasi taumaturgiche e alla sua visione lungimirante del mondo. Mai fermare il manovratore, egli incarna lo spirito assoluto del mercato e non tollera interferenze, controlli, domande. Salvo accorgersi dopo, che quel che luccicava non era tutto oro e i guasti, soprattutto in campo bancario e finanziario sarebbero stati enormi.


Il cavallo scosso della BPVI

Dal Corriere della Sera di ottobre 2021 apprendo che esce il film The Italian Banker ispirato al lavoro teatrale che vidi prima del lockdown, sullo scandalo della Popolare di Vicenza. E’ un film da vedere perchè è cronaca ed è storia recente. Concordo con il critico del Corriere che osserva come al film manchi un pezzo che spieghi come tutto quello che è accaduto sia potuto accadere. L’accento, infatti, è posto unicamente sull’avidità dei nuovi imprenditori del Nord Est, la loro voglia di fare “schei” a palate, ma nulla si dice dei controlli e di chi doveva controllare. Eppure tutti sostengono che un capitalismo smodato contenga in se’ il bisogno di controlli e contraltari, per assicurare la sana e prudente gestione delle banche.

In fondo, a chi importa se i ricchi si sono scannati tra di loro dentro una banca di provincia. Quello che importa è capire se questo scontro è stato fatto pagare ad altri e sapere perché nessuno vi si è opposto.

Poi, in verita’ Zonin in altri campi e’ considerato un imprenditore di primissimo livello, che ha contribuito a creare un marchio del Made in Italy come quello del vino, dopo lo scandalo del metanolo degli Anni Ottanta.

Ricordo, invece, che la Commissione parlamentare d’inchiesta aveva chiuso i lavori stabilendo che la vigilanza bancaria era stata tardiva e inefficace nella tutela del risparmio, richiamandosi alla violazione niente di meno che dell’art. 47 della Costituzione. Poi non è accaduto più nulla, come al solito, e l’interpretazione che passa è che la banca è fallita per disgrazia, per destino avverso dell’umana natura o degli dei. Visione un pò troppo generosa e fuorviante.

Lehman Trilogy

Stefano Massini ha scritto qualche anno fa (2014) questa opera teatrale che attraverso la saga dei Lehman racconta 160 anni di storia del capitalisno in USA, finita malamente nel 2008. Dapprima messa in scena da Luca Ronconi in Italia e poi portata in giro per il mondo fino ad approdare a Broadway ove ha vinto prestigiosi premi. In una intervista con l’autore per Raiplay, Corrado Augias tesse le lodi di questo pamphlet di oltre 700 pagine ma rileva anche in questo caso un omissis non di poco conto rappresentato dal comportamento di chi doveva controllare. In sostanza, siamo ancora nel lontano Far West, ove vince tutta la posta in gioco chi è più spietato ed avido? Rimando all’interessante recensione del NYT, per inquadrare al meglio l’epopea dei Lehman.

“In the beginning, there is nothing. And in the end, there is — nothing, once again.

Such is the way of all flesh, no? And, since the subject here is the accumulation of money, let’s say the way of all cash, too. But in this case, out of nothing there emerges such a heaving ferment of aspiration, energy, tenacity and audacity that you’re left reeling by the scope and vitality of it all.

That, in essence, is what the magnificent play “The Lehman Trilogy,” at the Park Avenue Armory, both is about and, more important, simply is. This genuinely epic production out of London, directed with surging sweep and fine-tooled precision by Sam Mendes, charts the history of the financial institution that would come to be known as Lehman Brothers, from its humble origins to its epical implosion, over a span of three centuries and many generations.

The script by the Italian playwright Stefano Massini,exquisitely adapted into English by Ben Power, follows the blossoming of a small Alabama clothing store in the 1840s, founded by three immigrant Jewish brothers from Bavaria, into an international powerhouse of the stock exchange, before its world-rattling collapse in 2008.”

Epilogo

www.economiaefinanzaverde.it ha pubblicato nel 2020 sul proprio sito una spy story in 6 capitoli sugli intrecci delle crisi bancarie dal titolo “Sono tornata”. Il risultato e’ stato incoraggiante e l’auspicio e’ che possa interessare anche per una rappresentazione teatrale o cinematografica.

 

 

E’ un romanzo breve di mistero, finanza e formazione ed è firmato dall’autore con lo pseudonimo di Davide Maria De Crescenzi non tanto, come ha tenuto a precisare, per rimanere nell’ombra, quanto per sottolineare che non sono importanti coloro che raccontano eventi e fatti, quanto gli eventi e i fatti medesimi. E’ un racconto immaginario, ma verosimile di una vicenda che nella nostra storia recente si è ripresentata più volte: la crisi bancaria. 

Il pamphlet ha aspetti di originalità. Fornisce lo stimolo per arricchire un panorama letterario incline a concentrarsi soprattutto su storie d’amore e poliziesche, meno sulle conseguenze individuali e sociali dei nostri fatti economici. In molti altri paesi non è così. Letteratura, cinema, teatro hanno attinto a piene mani alle vicende della Grande Recessione.

Il secondo aspetto di originalità concerne la circostanza che la crisi di una grande banca è vissuta dal lato dei controllori, un’autorità anch’essa immaginaria, per certi versi astratta: l’Autorità Finanziaria Unica Nazionale, cui è demandato il controllo sulla salute dei mercati e degli operatori finanziari.

Come detto, i fatti (e i misfatti) narrati sono vicini al vissuto di molti.  Più in generale, si ha il bisogno di riflettere di più sulle conseguenze dei tanti fallimenti bancari, anche in funzione della auspicata ripresa della economia. Dopo l’operazione di salvataggio, quasi sempre con mezzi finanziari pubblici, diretti o indiretti, cala il silenzio fino alla crisi successiva.

La politica presto stende un velo d’oblio, nonostante reboanti prese di posizione su chi doveva controllare, sulle riforme necessarie e su tutto il resto. La ricerca dei responsabili, se si realizza, è sempre ex post, quando i buoi sono scappati. Così si va avanti di crisi in crisi. Quel che rimane sono le macerie anche umane. Nel romanzo, vi sono episodi, dialoghi e racconti di protagonisti che illustrano la situazione di chi subisce e di chi si avvantaggia dal dissesto di una banca con sviluppi narrativi drammatici, ma anche paradossali. Non manca un’aura di mistero.

D’altro canto una banca non è solo esercizio di impresa, ma un coacervo di interessi spesso inestricabili e, in certi casi, si può commettere ogni azione per salvarsi o per vendicarsi, quando si è presi dalla disperazione.

Anne Lamott suggerisce, nelle sue “lezioni di scrittura creativa”, un percorso che si sviluppa in cinque fasi: “Azione, Retroscena, Sviluppo, Climax e Finale”. Sono fasi che dovrebbero in qualche modo favorire il lettore, non solo per attirarne l’attenzione, ma anche in funzione di apprendimento, per ricavarne un’utilità per regolare i propri comportamenti. Questo romanzo breve i cinque passaggi li possiede.

E’ quindi un racconto per tutti, perchè vi sono spunti di interesse generale e aperture sul futuro che ci riguardano.

Le banche debbono essere una infrastruttura moderna che ci deve semplificare la vita. Conoscere come sono controllate e da chi ha un valore civile e formativo ed è di importante auspicio per migliorare la nostra vita quotidiana.

Oggi il tema si complica con gli effetti economico-sociali della pandemia. Essi si ripercuoteranno anche sulle banche, trovando le più fragili esposte al rischio di nuove perdite e quindi meno propense a concedere credito all’economia. Dalla robustezza del sistema bancario dipenderà il nostro risveglio.

Anche dal punto di vista delle istituzioni di controllo nazionali non si può sottacere il bisogno di sostanziali cambiamenti, abbandonando un modo di agire molto prodigo di lezioncine e suggerimenti, meno propenso a intervenire in prevenzione delle criticità. D’altro canto il loro ruolo sarà definitivamente ridimensionato dal progressivo sviluppo delle prerogative delle istituzioni europee, all’interno dell’Unione Bancaria, in via di completamento.

Il superamento della fase di transizione dei poteri dalle autorità nazionali a quelle europee contribuirà a selezionare meglio i nostri intermediari e a impostare la difesa del risparmiatore su basi più solide e trasparenti.

Il testo vuole essere quindi anche una lezione di educazione finanziaria non convenzionale, cioè diversa dai canoni, un pò ripetitivi, che si sono affermati in questi anni.

E’ ora tempo di calare il sipario ma l’ultimo atto non ancora l’abbiamo visto. Saremo mai capaci di scriverlo o resterà come in altri casi un capitolo che nessuno mai ci racconterà?

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1 COMMENT

  1. In un paese di azzeccagarbugli, di metinculi e pianculi (https://laquartadimensione.blogspot.com/2011/11/metinculi-e-pedinculi.html) suscita una certa ilarità il sentir dire dai o leggere nei media la formula di “archiviazione perché il fatto non sussiste” o perché non si registrano risvolti perseguibili di natura penale.
    Il rispetto della legalità del resto è fuori discussione in un assetto socio-economico impegnato a correggere e depenalizzare con costante attenzione i reati perpetrati sistematicamente da coloro che sono chiamati a garantire un sistema. Garantisti o giustizialisti si affrettano a gridare le fazioni di due mondi culturalmente incompatibili, formati da onesti in buona fede e da ladri impuniti.
    Il fine giustifica i mezzi si diceva una volta, ogni mezzo è utile a perseguire un fine si direbbe oggi.
    Franco Battiato ebbe a prevedere anzitempo il lento declino della nostra civiltà morente.

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