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Pillole di sostenibilità digitale: riparare il telefonino

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Il voto di riparabilità assegnato da iFix It per il Fairphone 3+ è 10/10, e Cassandra l’ha verificato di persona.

Cassandra ha già pubblicizzato le sue scelte in tema di smartphone; l’accoppiata di /e/ come software e di Fairphone 3+ come hardware; lo ha fatto nella videorubrica “Quattro chiacchiere con Cassandra” in questa ed in quest’altra puntata.

Come spesso accade si è però concentrata nella descrizione di “quello che appare”, cioè del software, trascurando quello che “si limita a funzionare”, cioè l’hardware.

Eppure la scelta dell’hardware di Cassandra, il Fairphone 3+, è altrettanto importante di quella del software, e questa storielletta lo testimonia perfettamente.

Sulla carta il Fairphone 3+ (modello ormai “anziano”, essendo uscito il fratello maggiore Fairphone 4) presenta due caratteristiche che lo distinguono da tutti gli altri smartphone sul mercato.
La prima è quella di essere prodotto rispettando dichiarati vincoli di sostenibilità e di etica sull’estrazione delle materie prime, mentre la seconda è quella di essere riparabile direttamente dall’utente.

La rivista specializzata del settore, iFixit.com, gli assegna il massimo punteggio di riparabilità, 10/10.

Nessun altro smartphone, tranne il Fairphone 4, raggiunge infatti questo punteggio; tuttavia la recensione del Fairphone 4 critica blandamente qualche dettaglio, suggerendo che il 10 sia in realtà un 10 meno, invece del 10 pieno del Fairphone 3+.

Ma veniamo al dunque; perché oggi Cassandra tedia nuovamente i suoi 24 irriducibili lettori su questo argomento?

Semplice, perché la pratica è più interessante ed importante della grammatica, ed il Fairphone 3+ di Cassandra, dopo 23 mesi di onorevole servizio ed un paio di cadute rovinose, che tuttavia lo avevano lasciato apparentemente indenne, si è improvvisamente guastato.

La nostra profetessa preferita ha quindi avuto modo di verificare sulla sua pelle il voto e le pretese di riparabilità del telefono.

Ma non anticipiamo; cosa è successo esattamente?

Qualche tempo fa il telefono ha cominciato ad avere problemi di ricarica; talvolta la mattina non si era ricaricato. Non era un problema di batteria, né di alimentatore né di cavo, verificato tramite sostituzioni, e si manifestava sempre più frequentemente. Ad un certo punto il telefono ha smesso di ricaricarsi, diventando una mattonella inutile; continuava sì a ricaricarsi, ma alla ridicola velocità dell’uno percento all’ora, tre o quattro giorni per una ricarica completa.

Per fortuna la garanzia di due anni era ancora operativa, anche se con un margine di pochi giorni. Contatto immediato con il venditore (il concessionario europeo in Francia) ed il processo di riparazione in garanzia si è attivato.

E’ stato molto soddisfacente, anche se un poco lento; dopo l’apertura del ticket ed uno scambio di email, in poco più di una settimana è arrivata l’etichetta per la spedizione gratuita via corriere.
Sono state anche chiarite le condizioni di riparazione, cioè che se il telefono fosse risultato danneggiato dall’utente, e non guasto, la riparazione sarebbe stata addebitata. Giusto, anche se non proprio gradevole, ma così almeno il servizio di riparazione sarebbe stato garantito.

Nel frattempo, avendo spostato la SIM su un muletto, non solo “datato” (con Android 4) ma “dotato” di tutti i “vantaggi” di uno smartphone “googlizzato” (vantaggi accuratamente sterilizzati ma la cui sterilizzazione “azzoppava” il telefono), Cassandra sperimentava ahimè la mancanza della propria configurazione software di /e/, amorosamente costruita in quasi due anni.

E proprio questa amata configurazione sarebbe stata azzerata durante il processo di riparazione in garanzia; molto correttamente questo fatto era stato comunicato chiaramente nello scambio di email.

La notizia aveva fatto tremare Cassandra.

Per cui, malgrado l’attivazione della garanzia, Cassandra ha deciso, pur con qualche riluttanza, di cimentarsi nell’autoriparazione.
Un rapido esame della struttura del telefono e dei ricambi disponibili rivelava che un cosiddetto “modulo inferiore” conteneva il microfono e la presa USB3, ed era responsabile del processo di ricarica.
Costando solo 19,90 euro, a fronte dei quasi 500 del telefono, provvedeva ad ordinarlo senz’altro, insieme ad una seconda batteria, sia perché “non si sa mai” che per meglio “sfruttare” le spese di spedizione.

Il materiale arrivava in 3 giorni; dopo qualche altra esitazione ed attenta lettura della guida al disassemblaggio di iFix.com, del manuale del telefono e della guida alla sostituzione del modulo inferiore, Cassandra si è finalmente seduta alla scrivania con in mano il piccolo cacciavite magnetico fornito all’origine nella scatola del telefono, e sempre lì rimasto nei due anni trascorsi.

Sentendosi come Abramo che alza la sciabola su Isacco, Cassandra provvedeva a staccare il telefono dalla custodia, a togliere la batteria e ad aprirlo.
Emergevano le già familiari 13 viti, tutte uguali (ottimo per la riparabilità) ma tutte microscopiche, per la delizia dei cristallini di Cassandra, da anni irrigiditi per motivi anagrafici.

Bando alle esitazioni; dopo aver delicatamente ed ordinatamente svitato le 13 viti ed averle riposte in un contenitore, giungeva il momento fatidico dello smontaggio delle varie parti del telefono, ancora unite da incastri.

Come ben sa chiunque vi si sia cimentato, è questa la fase in cui si rischia di fare danni, applicando forza eccessiva o nella direzione sbagliata.

Ma con l’aiuto della guida, dopo un paio di tentativi infruttuosi perché troppo delicati, il telefono veniva diviso in due senza nessun danno. La parte superiore è l’insieme display, mentre quella inferiore contiene tutti gli altri componenti. Le due parti comunicano tra di loro tramite contatti a pressione, quindi nessun delicato e rischioso cavo da scollegare.

Liberato così l’accesso al modulo inferiore, si svitavano altre quattro viti, si alzava con l’unghia il microscopico connettore flat e con delicatezza si estraeva il modulo.

In pochi minuti il nuovo modulo è inserito, avvitato e collegato, ed in una decina di minuti di ulteriori delicati avvitamenti il telefono è completamente riassemblato e, gioia, si accende regolarmente!

Debitamente testate una ad una, tutte le funzioni radio si rivelano operative, quindi niente “danni da riparazione”.
E, gioia al quadrato, la ricarica funziona perfettamente, e persino l’audio uscente (il “modulo inferiore” sostituito contiene anche il microfono,) sembra essere migliorato.

D’altra parte, se si deve dar credito a chi di riparabilità se ne intende, non ci si poteva aspettare altro.

Ultima nota positiva; dopo aver comunicato all’help desk che Cassandra non avrebbe usufruito della garanzia perché aveva risolto il problema da sola, il costo del modulo acquistato è stato rimborsato sulla carta di credito. Cosa molto logica ma, abituata agli altri e molto più bassi livelli di assistenza nostrana, le è giunta quasi inaspettata e le ha fatto molto piacere.

Per la seconda volta, prodotto fortemente consigliato.

P.S. siccome usa molto “recensire” cose regalate, Cassandra vuole sottolineare di non essere un influencer di strada bensì un’onesta profetessa, che il Fairphone 3+ protagonista di questa storia se l’è regolarmente comprato due anni fa, e soprattutto che nessun altro l’ha pagato, nemmeno a sua insaputa!

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