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Crowdfunding e prodotti sostenibili: siamo solo all’inizio

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Da un murale dello Street artist Nemo's
Tempo di lettura: 3’.


Negli ultimi anni lo strumento del
crowdfunding, ovvero quel processo collaborativo attraverso il quale un gruppo di persone sostiene economicamente un’iniziativa promossa da un’altra persona o impresa, ha ricevuto notevole interesse da parte di consumatori, aziende in cerca di finanziamenti e soggetti del terzo settore.

Generalmente il crowdfunding si basa su un accordo in cui il sostenitore di una campagna ha, in cambio di un contributo finanziario, una ricompensa fissata in anticipo da chi propone la campagna. Al giorno d’oggi, le piattaforme più conosciute per ospitare campagne di crowdfunding sono Kickstarter e Indiegogo. Nei progetti delle piattaforme in questione i creatori di progetti scelgono una scadenza e un obiettivo minimo di finanziamento per il loro progetto. Per il loro supporto, i creatori del progetto offrono una ricompensa ai finanziatori, che generalmente consiste nell’accedere a un prodotto prima che sia disponibile al pubblico. Entrambe le piattaforme operano secondo la regola del tutto o niente in base alla quale i creatori del progetto ricevono denaro solo se l’importo totale raccolto entro la fine della campagna è uguale o superiore all’obiettivo di finanziamento minimo identificato all’inizio della campagna.

Le piattaforme di crowdfunding possono rappresentare una buona alternativa per lo sviluppo di prodotti ambientalmente sostenibili riducendo le barriere che, in generale, le imprese incontrano nell’attuare un percorso di sostenibilità. Generalmente, la mancanza di risorse economiche è un ostacolo rilevante per l’attuazione di strategie di sviluppo di prodotti sostenibili soprattutto nelle PMI. In questo caso, il ricorso a campagne di crowdfunding potrebbe essere uno strumento che consente di reperire liquidità attraverso la vendita anticipata di un prodotto in corso di sviluppo. Una campagna di crowdfunding può inoltre fungere da strumento di ricerca di mercato in grado di far comprendere in anticipo l’interesse dei consumatori verso un dato prodotto.

Ma come è stato utilizzato lo strumento del crowdfunding nello sviluppo di prodotti ambientalmente sostenibili?

È possibile dare una risposta a questa domanda analizzando i dati relativi ai progetti in cerca di finanziamento su Kickstarter e Indiegogo messi a disposizione da Webrobots.io, una società di web scraping che ha raccolto tutti i progetti apparsi su Kickstarter e Indiegogo, le principali piattaforme di crowdfunding a livello internazionale, a partire dal 2009.

Utilizzando il database in questione, una ricerca tramite parole chiave, espressamente connesse con i temi della sostenibilità, ha consentito di individuare 3082 progetti strettamente legati alla sostenibilità che rappresentano una percentuale relativamente piccola (ovvero circa l’1,5%) del totale dei progetti pubblicati su entrambe le piattaforme dal 2009 al 2020.

Maggiori dettagli circa l’andamento nel tempo dei progetti in questione sonl rappresentati nella figura seguente dove emerge come dei 3082 progetti solo il 62% circa sia stato finanziato con successo.

Elaborazione dell’autore

Anche se i risultati mostrano che l’impatto del crowdfunding nel sostenere lo sviluppo e la commercializzazione di prodotti sostenibili è ancora marginale, il potenziale di questo strumento è enorme. Negli ultimi anni sono emerse nuove piattaforme di crowdfunding create appositamente per ospitare progetti che possono avere un impatto sostenibile. Esempi rilevanti sono Oneplanetcrowd e TousNosProjets.

Dai dati a disposizione è possibile anche capire da quali paesi provengono i progetti che sono stati ospitati delle due piattaforme. Persone ed imprese di Stati Uniti ed Europa, un po’ per dinamiche relative all’utilizzo delle due piattaforme un po’ per la sensibilità al tema, sono quelle che hanno maggiormente fatto ricorso a questa tipologia di finanziamento per lo sviluppo di prodotti ambientalmente sostenibili.

Elaborazione dell’autore

Infine, sempre utilizzando alcune parole chiave, è possibile avere una ripartizione dei progetti aventi come oggetto lo sviluppo di un prodotto ambientalmente sostenibile sempre nel periodo 2009-2020.

Elaborazione dell’autore

Dalla figura emerge come la maggior parte dei progetti (37%) abbia avuto l’obiettivo di sviluppare prodotti di lunga durata (e.g. prodotti facilmente riparabili, modulari, etc.), il 24% abbia avuto l’obiettivo di realizzare progetti con materiali a basso impatto ambientale (ad esempio prodotti realizzati con plastiche da riciclo). Il 9% dei progetti ha avuto l’obiettivo di prodotti che nella fase di utilizzo fanno ricorso a energia in maniera più efficiente oppure utilizzano fonti energetiche rinnovabili. Solo una parte residuale ha avuto l’obiettivo di realizzare prodotti facilmente riciclabili a fine vita e prodotti compostabili/biodegradabili.

Dalla stessa figura emerge inoltre come quasi un terzo dei progetti (il 27% per la precisione) non abbia definito nel dettaglio le caratteristiche del prodotto, ma si sia limitato a definirlo genericamente sostenibile. Riguardo a quest’ultimo aspetto, va notato che nessuna delle due piattaforme citate effettua verifiche sulle dichiarazioni di sostenibilità dei progetti ospitati. In un tale contesto, sembra che molti progetti utilizzino la parola sostenibile solo per far leva su consumatori sensibili alle tematiche facendo quindi greenwashing o addirittura quella pratica di marketing non etica in cui i prodotti sono descritti come rispettosi dell’ambiente senza esserlo realmente.

Come stimolare quindi l’utilizzo di queste piattaforme per lo sviluppo di prodotti ambientalmente sostenibili?

Sicuramente ampliare la conoscenza dello strumento tra le imprese potrebbe essere una soluzione; tuttavia anche le stesse piattaforme Kickstarter e Indiegogo potrebbero definire specifiche categorie dove allocare tali progetti per migliorarne la rilevabilità da parte dei potenziali sostenitori. Inoltre le stesse piattaforme dovrebbero anche garantire un maggiore controllo dei progetti presentati filtrando quelli che possono abusare del termine sostenibile. Infine, una domanda va rivolta all’industria del Fintech italiana. Non c’è modo di sviluppare una piattaforma nazionale che possa attirare progetti e risorse tarati sulle miriadi di iniziative produttive eco sostenibili che circolano nella nostra PMI?

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