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Wirecard Skandal

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Wirecard Skandal è un docufilm da poco uscito sulla piattaforma Netflix e ripercorre le drammatiche gesta dell’amministratore delegato e del direttore di Wirecard, uno pseudo istituto di pagamento con sede a Berlino attivo sin dai primi anni del duemila. In una sorta di piramide rovesciata l’intermediario era proprietario anche di un’altra entità in possesso di licenza bancaria. Una meteora che sale sempre più alto nel mondo finanziario giungendo, poco prima del tracollo, a tentare la scalata a Deutsche Bank, una delle grandi istituzioni finanziarie a livello mondiale.

Riciclaggio, falsificazione dei dati di bilancio, pratiche illecite di condotta degli affari portarono poi piuttosto rapidamente Wirecard all’amministrazione straordinaria a seguito di un default di 20 miliardi di euro.

Wirecard, in realtà, era stata sin dall’origine al centro di critiche di analisti e investitori sulla effettiva crescita del fatturato e degli utili. La mirabolante crescita della Fintech nel business dei pagamenti (destinati in larga parte a siti dediti a pornografia e giochi d’azzardo) era il fiore all’occhiello della finanza tedesca avendo sostituito Commerzbank nell’indice Dax30. Il valore di mercato aveva raggiunto la valutazione record  di 28 miliardi di euro salvo crollare tra il 18 e il 19 giugno del 2020 a poco più di 3 miliardi.

La società dichiarava di avere due miliardi di liquidità in cassa presso banche filippine ma i revisori di EY non li hanno mai trovati e neanche mai visti. Il caso ricorda quello di quasi venti anni fa dell’italiana Parmalat, che aveva falsificato i bilanci dichiarando di avere fondi liquidi (poi rivelatisi inesistenti) depositati nei paradisi fiscali dei Caraibi.

La forza di impeto del film è, tuttavia, nel susseguirsi della vicenda, che si snoda alla rovescia. In tal senso consiglio vivamente ai tanti educatori finanziari sparsi per il nostro paese nel mese di ottobre di vedere il documentario e di riflettere su quel che dicono e fanno. Le parti degli attori in gioco sono tutte capovolte o invertite e attraggono fiducia e accondiscendenza, oltre che soldi, tanti soldi. I maghi della truffa sono al vertice di Wirecard e sostengono con convinzione le loro condotte criminali. I giornalisti del Financial Times non ci stanno a fare la figura dei laudatores temporis acti e partono lancia in resta per far venire a galla le malefatte. Nessuno ci crede, ovviamente e ci vuole tempo a fare un buon giornalismo investigativo. D’altronde, è impresa non semplice poichè i movimenti di capitale e le transazioni si disperdono in mezzo mondo e sono di difficile tracciamento. Infine, le autorità di controllo tedesche (la BaFin, segnatamente) che si schierano con Wirecard adducendo malpractices degli operatori di borsa. In pratica, costoro operavano vendendo allo scoperto per mero profitto le azioni di Wirecard provocando distorsioni nei meccanismi allocativi del mercato dei capitali. Erano pertanto da biasimare e in alcuni momenti tale pratica fu loro inibita.

In breve, non si capì più chi erano le guardie e chi i ladri con gli ignari investitori che si fidavano di tutto e tutti fino a quando c’era da guadagnare.
Ma perchè si era giunto a tanto ? Perchè nessuno controllava Wirecard ?

Ce lo spiega un dirigente di Bankitalia, Gianluca Trequattrini, in una relazione di qualche anno fa.

“Wirecard AG era una società fornitrice di servizi tecnologici funzionali al sistema dei pagamenti. Controllava una banca di diritto tedesco (Wirecard Bank AG) e un istituto di moneta elettronica (MEL) di diritto britannico (Wirecard Card Solutions Limited Ltd), che ha emesso carte di pagamento anche in Italia attraverso accordi commerciali.
ln relazione alla sua operatività, Wirecard ha lambito il perimetro dei controlli sul sistema finanziario senza ricadere nell’area della vigilanza prudenziale, né in quella della sorveglianza sul sistema dei pagamenti. Era soggetta ai controlli della BaFin esclusivamente in quanto società quotata.
Infatti, i servizi svolti in via diretta dalla società, consistenti nell’elaborazione di informazioni funzionali all’effettuazione dei pagamenti, principalmente on line, non erano assimilati alla “prestazione di servizi di pagamento”: quindi la società sfuggiva ai controlli prudenziali previsti per gli istituti di pagamento o per gli IMEL. Essa non rispondeva alla sorveglianza sul sistema dei pagamenti, in quanto non esercitava un sistema di pagamento né uno schema di pagamento e non era considerata un “critical services provider”, ma un mero “operatore tecnologico”
Inoltre, pur avendo il controllo diretto di una banca, Wirecard non era ricompresa nell’ambito della vigilanza consolidata di matrice bancaria, non essendo stata considerata dalla BaFin una financial holding company ai sensi del Regolamento CRR (Capital Requirements Regulation) del 2013.”

In realtà, le conseguenze del caso Wirecard ci sono state anche da noi tanto che Bankitalia ha dovuto spiegare, sulla falsariga di quanto sopra riportato, quel che stava accadendo con riferimento alle carte di pagamento distribuite da Sisalpay, ma che erano emesse dall’istituto tedesco. Pare che alla fine qui da noi tutto sia stato appianato.

In conclusione, uno straordinario reportage giornalistico accende la luce su uno scandalo finanziario di enormi proporzioni. Siamo nel campo dei pagamenti al dettaglio che non ha investito più di tanto l’Italia forse per la nostra asfittica industria dei pagamenti a famiglie e imprese, agli ultimi posti nelle graduatorie internazionali. Eppure il nostro paese ha conosciuto ben altri scandali, dalle operazioni “baciate” alla vendita dei diamanti in banca, dai derivati alla clientela ai Tangobond con una sequenza straordinaria in termini di credito malato e di risparmio tradito.

Mai, a mia memoria, però, che si sia sentita l’esigenza di raccontare in tutti questi anni tali tristi eventi che fanno parte della storia finanziaria del Belpaese: un film, un romanzo, dei fumetti, un documentario RAI per ricordare e per insegnare agli altri a non rischiare. Valorizzare i risparmi della propria vita è un principio costituzionale, spesso dimenticato. Il materiale per ricordare tale concetto, di certo, non manca.

Ecco perché consiglio vivamente la visione di Wirecard. Possiamo imparare da quel che fanno gli altri. Chissà, forse non è mai troppo tardi!

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1 COMMENT

  1. Nel mese dedicato all’Educazione Finanziaria il portale Economia & Finanza Verde ha pubblicato articoli di tre esperti in materia bancaria che costituiscono, nell’insieme, una “triplete” come fece l’Inter di Mourinho nel 2011.
    I tre articoli di Pasquale Tribuzio, Daniele Corsini e Gerardo Coppola, più che costituire una vetrina di competenze, enucleano e raccontano pericoli e vicissitudini accadute che potrebbero (e forse anche dovrebbero per alcuni) fare da monito per il futuro.
    Le loro disamine sono delle vere TAC sulla storia finanziaria che mettono in luce le patologie, ma anche evidenziano le carenze dei tecnici specialisti e dei medici che avrebbero dovuto curare le malattie evidenti.
    Ne viene fuori anche l’omertà e l’indifferenza causata dagli spacchettamenti dei compiti (con nuove poltrone a disposizione attribuibili dai partiti) che, seguendo le tendenze politiche miranti a creare nuove istituzioni pubbliche volte ai controlli, hanno finito con il complicare e confondere i ruoli e le rispettive sfere di competenza.
    Una storia di deriva, che purtroppo perdura e che si aggrava nell’indifferenza dirigenziale tutta che ha assistito pressoché inerte ai furti e agli abusi sui molti depositanti spesso ignari.
    In questo l’assenza qualificata e la disinformazione dei media ha avuto un ruolo e ha così facilitato il perdurare di truffe e malaffare che, come la storia recente insegna, alla lunga, ha permeato pure la stessa professionalità e onestà posta a selezionare gli esponenti delle tante realtà finanziarie tracollate.
    La lettura della trilogia degli articoli di Tribuzio, Corsini e Coppola tornerà a ciascuno utile per capire e introdursi con maggiori cognizioni nell’argomento tornerà altresì pure utile anche agli stessi addetti ai lavori chiamati alla gestione di Banca d’Italia, Consob, Isvap, etc ….; per avere maggiore contezza dei loro reali ruoli che, come ampiamente dimostrato dai fatti, necessitano di tempestività, coordinamento, efficacia e di una sempre maggiore responsabilità.
    Buona luce a tutti!

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