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La Santa Madre Russia e l’ideologia della Terza Roma

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La Madonna di Kazan (Wikipedia)

Chiamare la Russia “Santa Madre Russia” e Mosca “Terza Roma” non è una semplice evocazione letteraria, ma un richiamo a una visione del mondo che fonde religione, storia e geopolitica in un’unica narrazione identitaria.

Questa visione si sviluppa nel XV secolo, dopo la caduta di Costantinopoli nel 1453, quando l’Impero bizantino, la seconda Roma e cuore dell’Ortodossia, in antitesi al Cattolicesimo (lo scisma tra le due Chiese è del 1054) viene spazzato via dall’avanzata ottomana.

Nasce non solo una dottrina teologica che interpreta la Russia come nuovo centro della cristianità, l’ultima roccaforte della vera fede, incaricata da Dio di preservare la tradizione ortodossa fino alla fine dei tempi, ma una visione del mondo, un mito fondativo che ha influenzato la politica, la religione e l’identità nazionale della Russia fino ai giorni nostri.

La “Terza Roma” cioè Mosca colma il vuoto della caduta di Costantinopoli, diviene l’ultima roccaforte del cristianesimo autentico, l’asse spirituale attorno a cui ruota il destino del mondo ortodosso. Lo scrive il monaco Filofej di Pskov all’inizio del Cinquecento: “Due Rome sono cadute, la terza sta in piedi e non ve ne sarà una quarta”. L’idea attraversa i secoli e sopravvive anche alle cesure della storia russa: dallo zarismo più estremo, all’ateismo sovietico, fino al nazionalismo religioso della Russia post-sovietica. Mosca resta l’unica città fedele alla vera Chiesa di Cristo, incaricata di resistere all’apostasia del mondo.

Nel 2025 questa narrazione non è solo viva: è diventata infrastruttura ideologica di una potenza che si sente costantemente accerchiata da Occidente e da Oriente (leggete il bel romanzo “Pietroburgo” di Andrej Belj), investita di una missione storica ed eroica di Salvator Mundi. Le parole del patriarca Kirill che ha definito la guerra in Ucraina come una lotta contro l’imposizione occidentale di modelli immorali, la recente presa di posizione del ministro degli Esteri russo, Serghei Lavrov, che ha liquidato come “irrealistica” un’ipotesi di negoziato in Vaticano sono dichiarazioni che non sono solo un rifiuto diplomatico: c’è un rigetto teologico, simbolico, della legittimità di Roma, la nostra, come interlocutore spirituale.

Il mito della Terza Roma può apparire arcaico, ma in realtà è vivo e operativo nella costruzione del potere russo contemporaneo, che cerca di sottomettere le altre Chiese ortodosse alla propria autorità, in particolare quelle ucraina e balcaniche.

Non si tratta solo di teologia, ma di una narrativa identitaria e geopolitica che conferisce alla Russia una posizione unica nella storia del mondo: ultimo bastione della vera fede, contro il caos di un ordine globale percepito come corrotto e ostile.

In questa ottica, il tentativo del nuovo Papa Leone XIV di riaprire un dialogo con il mondo ortodosso, anche alla luce della guerra in Ucraina, si scontra con un blocco profondo: Mosca non riconosce alla Chiesa cattolica alcun primato morale, né alcun diritto a mediare tra Oriente e Occidente. Anzi, è proprio la Roma vaticana, ad essere vista come capitale di un cristianesimo occidentalizzato, liberalizzato e contaminato, cioè percepito come parte del problema.

La Chiesa ortodossa russa non è un attore marginale: è un’istituzione co-gestionale del potere politico, alleata organica del Cremlino e strumento di legittimazione delle sue campagne, militari e culturali. Il Patriarcato di Mosca non solo benedice l’intervento russo in Ucraina, ma lo interpreta come una guerra sacra, una “difesa della fede”. Da qui il rifiuto sistematico di ogni tentativo di mediazione che non provenga da dentro l’universo ortodosso slavo. Anche il Patriarcato di Costantinopoli, rivale storico di Mosca all’interno dell’Ortodossia, viene accusato di essere troppo vicino a Roma e all’Occidente.

In un mondo multipolare e frammentato, la geopolitica del sacro torna al centro della scena. Non è solo la forza militare a voler ridisegnare i confini dell’Europa e del Vicino Oriente, ma anche il ritorno di narrazioni arcaiche, mitiche, che alimentano conflitti e identità. In questo contesto, il tentativo di Papa Leone XIV di parlare all’anima dell’Oriente cristiano è forse il più audace gesto diplomatico dell’inizio del suo pontificato, ma anche, per ora, il più osteggiato. La Fiducia o è un fatto reciproco, o non è!

Intanto a noi cittadini del declinante Occidente Europeo le conquiste della Rivoluzione Francese e il trionfo della laicità liberale appaiono sempre più lontane e dai contorni sempre meno netti, circondati dall’integralismo islamico e da quello della Terza Roma.

La sicumera con la quale fino a pochi anni ci eravamo illusi di esportare i doni della democrazia ai paesi che, ahi loro!, non ne erano provvisti non solo si è miseramente dissolta, ma sembra definitivamente rivolgersi contro di noi, come un boomerang.

Mentre la Cina osserva e tace e l’America non sa che pesci pigliare.

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