Home Sostenibilità Il Regno Unito dichiara per primo lo stato di emergenza climatico

Il Regno Unito dichiara per primo lo stato di emergenza climatico

1564
0
Murales di Banski a Londra

Tempo di lettura: 5 minuti. Leggibilità **.

Stato di emergenza.

La Gran Bretagna si attiva per i cambiamenti climatici dopo una forte mobilitazione del movimento Extinction Rebellion.  

La mozione del Partito Laburista e del suo  leader del labourJeremy Corbyn con cui il Regno Unito dichiara l’“emergenza climatica è stata approvata dalla Camera dei Comuni nella serata del 1° maggio senza una votazione, dal momento che i conservatori non si sono opposti.

Negli ultimi mesi 59 comuni inglesi hanno dichiarato l’emergenza climatica, impegnandosi a promuovere azioni concrete contro l’inquinamento e il surriscaldamento globale. Grazie alla mozione presentata questo stato di emergenza è stata proclamata in tutto il Regno Unito, il primo paese al mondo a prendere una decisione simile.

La mozione laburista è stata approvata in concomitanza con la presentazione di un rapporto del Committee on Climate Change da cui è emersa la necessità di prevedere l’obbligo delle auto elettriche entro il 2035 e ridurre in modo consistente il consumo di carne e latticini, le cui industrie sono responsabili (secondo un recente studio dell’Università di Oxford) di circa il 60% delle emissioni provenienti dall’agricoltura.

La mozione prevede, tra le varie misure urgenti, azioni di  conversione al green per l’industria dei trasporti e dell’agricoltura, il raggiungimento di livello zero di emissioni dannose entro il 2050, l’incremento delle fonti rinnovabili e la diminuzione di produzione di rifiuti.

Una svolta green quella del Regno Unito, che si impone così come leader globale della lotta contro il surriscaldamento globale. Lo stesso Jeremy Corbyn  ha dichiarato che occorre

prendere l’impegno di lavorare con gli altri Paesi per allontanare la catastrofe climatica e per chiarire a Donald Trump che non può ignorare gli accordi internazionali e le azioni internazionali sulla crisi climatica. L’iniziativa britannica deve essere solo l’inizio di una serie di azioni. Servono interventi rapidi e marcati.

Si rende necessario un sostegno politico all’azione sui cambiamenti climatici. Da Extinction Rebellion ai giovani che scioperano per il clima e alla visita di Greta Thunberg, nel Regno Unito c’è stata un’accelerazione alla crisi climatica che ha scossomaggiormente la coscienza politica e pubblica.

Anche in Italia alcuni parlamentari, finora peraltro con scarsi risultati, stanno avanzando proposte e mozioni in tal senso partendo dal fatto che il 2018 è stato l’anno più caldo per l’Italia dal 1800 e dove oramai si assiste a nubifragi, siccità, ondate di calore sempre più forti e prolungate, fenomeni meteorologici sempre più intensi ed estremi dovuti in primis ai cambiamenti climatici causando danni ai territori.

Occorrono impegni puntuali e misurabili per il governo su fronti strategici quali: energia, trasporti, edilizia, uscita dai sussidi fossili e stop al consumo delle risorse naturali; dal contrasto al consumo di suolo allo stop ai sussidi alle fonti fossili, passando per una forma di carbon-tax e per la promozione della generazione energetica diffusa e rinnovabile.

Davvero ci si auspica che le forze politiche si sensibilizzino su questa emergenza e si impegnino ad iniziare ad adottare misure necessarie per affrontare queste problematiche, perché non cè più tempo e come ha dichiarato Jeremy Corbyn:

Non esiste più un futuro lontano. Parliamo della distruzione irreversibile dell’ambiente visibile già nel corso delle nostre vite.

Il ruolo delle imprese sul cambiamento climatico

Scarsa è la consapevolezza delle imprese italiane riguardo alla loro vulnerabilità e alla necessità di azioni specifiche di adattamento ai cambiamenti del clima, ma anche rispetto al loro possibile ruolo nel dare un contributo importante all’inversione di rotta.

Il Climate Change è una questione globale e non può coinvolgere solo governi e istituzioni ma anche il settore privato ha un ruolo prioritario nella lotta al cambiamento climatico. Le imprese possono di certo contribuire con un nuovo modello di gestione del rischio climatico.

I vantaggi vanno oltre la riduzione delle emissioniCO2, le aziende che riescono a valutare e comprendere i rischi e le opportunità legati al clima saranno in grado di prendere decisioni migliori sul lungo periodo, divenendo una vera e propria opportunità di business. 

Nel 2017 sono state approvate delle raccomandazioni pubblicate dalla “Task Force on Climate-related Financial Disclosures per la diffusione volontaria di comunicazioni rilevanti legate al climanel quadro delle comunicazioni finanziarie ufficiali.

Il principale obiettivo di tali raccomandazioni è quello guidare il settore privato a comunicare in modo chiaro, comparabile e consistente, le informazioni di cui hanno bisogno gli investitori, i finanziatori e le compagnie di assicurazione per valutare correttamente i rischi e le opportunità legati al clima. Proprio perché il cambiamento climatico non è solo un problema ambientale ma anche aziendale, è necessario che i leader delle aziende aderiscano alla TFCD nella diffusione di queste raccomandazioni nei propri settori industriali al fine di rendere più efficienti i mercati e più stabili e sostenibili le economie.

Le raccomandazioni della Task Force cercano di affermare a livello globale un nuovo modello di Corporate Governance delle imprese, al fine di rendere pubblico il proprio quadro strategico aziendale, per la creazione di valore nel lungo periodo poiché la società civile necessita dell’azione del settore privato per trovare una risposta alle grandi sfide globali. Le aziende hanno il dovere di dimostrare il proprio contributo attivo, sottolineando che la gestione delle questioni ambientali non è di sola responsabilità dei team di sostenibilità ma settore prioritario per l’intero management aziendale.

Verso un’economia sostenibile

Con l’ambizione di raggiungere un’economia quanto più possibile sostenibile, anche in Italia si è fatto un importante passo per il raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile, grazie al Protocollo d’Intesa siglato tra l’organizzazione internazionale Carbon Disclosure Project e il Ministero dell’Ambiente italiano.  Il risultato è stato un incremento del numero di aziende italiane che monitorano e gestiscono attivamente i loro rischi legati al clima e il loro impatto.

Occorre però offrire alle PMI modalità di intervento efficaci e gli strumenti necessari per prevenire e ridurre i rischi di eventi climatici estremi, poiché le aziende generalmente sono poco preparate ad affrontarne l’impatto sul proprio business e tanto meno a prevenirlo.

Le imprese, per sopravvivere e restare competitive, dovrebbero partire da una valutazione del rischio che prenda in considerazione molteplici eventi catastrofici legati ai cambiamenti climatici e gli impatti potenziali sulla salute dei lavoratori, l’integrità degli assetaziendali, le infrastrutture, la continuità dell’attività produttiva, la responsabilità legale, la reputazione e l’immagine, la risposta del mercato e la stabilità finanziaria. Una volta identificati i principali rischi, si può procedere all’identificazione e all’implementazione di opportune misure di adattamento, per evitare o ridurre gli impatti negativi relativi a eventi climatici estremi.

Secondo gli Italiani…

… le imprese fanno al momento poco o nulla per contrastare i cambiamenti climatici

La Banca Europea per gli Investimenti ha pubblicato i risultati della propria indagine sul clima, ovvero sulla percezione che i cittadini hanno dei cambiamenti climatici nell’Unione Europea, negli Stati Uniti e in Cina.

Da questa indagine emerge come i due terzi degli Italiani (64%) non si sentano sostenuti dalle imprese per quanto riguarda l’impegno a favore del clima, contro il 54% degli Europei.

Per la lotta ai cambiamenti climatici le imprese svolgono un ruolo fondamentale visto che i cittadini si aspettano un maggior impegno dalle stesse. Inoltre le imprese con le loro azioni di lotta ai cambiamenti climatici possono generare benefici tangibili in termini di crescita economica e creazione di posti di lavoro. Occorre una combinazione di fattori quali incentivi, interventi normativi e investimenti per dare vita all’economia lowcarbon del futuro.

Tra le possibili misure di regolamentazione a livello nazionale si possono prevedere:regolamenti e sanzioni, incentivi fiscali/sovvenzioni/sgravi fiscali per le imprese che investono in prodotti e processi più ecologici, promozione degli investimenti in aziende e tecnologie rispettose del clima.

Previous articleA proposito di fondi (sfondati) per il rimborso ai truffati
Next articleLettera di un cittadino alla sua banca centrale

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here