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Fotografo contro Scrittore

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Tempo di lettura: due minuti. Leggibilità ***.

I cambiamenti nel lavoro e nella vita presuppongono opportunità, ma anche coraggio di decidere.
Di contro, continuare secondo routine porta con se’ stanchezza e rassegnazione. Con orizzonti dove il sole tramonta e risorge dietro una coltre di nuvole grigie.


Capita talvolta di essere costretti a cambiare e accadono traumi. Nella maggior parte dei casi torna la quiete dopo la tempesta e, se non si è stati definitivamente travolti, può accadere di rinascere e di sorprendersi a vivere una nuova realtà.
Chi ha l’animo d’artista ha il moto dentro e vive la sua irrequietezza come respiro.
La sperimentazione è l’ossigeno della creatività, quindi rieseguire/ripetere/rifare/riprovare rappresenta una gratificazione, ma pure, alla lunga, può procurare noia.


Variare la propria attività alimenta miscele che raffinano quello che si tenta di esprimere. Differenti pratiche arricchiscono e consentono di elevare i contenuti, di generare prodotti sempre più completi.

Suscita rabbia, più che compassione, quindi, vedere coloro che restano immobili a contemplare il frutto del loro prodotto. È un mettersi a vivere di rendita, fermando il tempo come un punto d’arrivo, senza imporsi nuovi traguardi.


Torna alla mente la storia di Narciso che, contemplandosi in una fonte, restò talmente incantato della sua bellezza da innamorarsi perdutamente di se stesso. Solo quando si accorse che l’immagine riflessa era la sua, comprese che non avrebbe mai potuto ottenere quell’amore e si lasciò morire, struggendosi inutilmente.

Nei primi anni di vita ciascuno di noi ha trovato difficoltoso iniziare a scrivere, poi con l’età, progredendo negli studi, le nostre composizioni si sono evolute. In tutto questo di fondamentale aiuto sono state le letture.
E’ pure risaputo come rileggere una stessa opera in età diverse ci fa vedere contenuti secondo il bagaglio culturale e personale frattanto accumulato. Ciò vale anche per il messaggio che l’autore ha voluto dare nel suo tempo creativo.


Quindi, è certo che, fatta eccezione per i capolavori universali, in quanto senza tempo, in ogni forma d’arte si manifestano le stesse caratteristiche.
L’autore crea con il suo bagaglio del tempo e fissa il suo sentire un’opera. Il fruitore ha modo di leggerla, nell’immediato e nel tempo, con la sensibilità che vive e la cultura di cui al momento dispone.

A tutto questo non sfugge di certo la fotografia.

Il mio recente diletto mi vede scattare fotografie più con la penna che con la reflex; scrivendo a mio modo su diversi aspetti della fotografia, su come la vivo, sull’interesse che mi suscita, magari svolazzandoci un po’ sopra, spero con mano leggera.


L’altro giorno un amico mi ha scritto: “Trovo piacevoli i tuoi articoli e li leggo volentieri, perché tu scrivi come parli”. Io ho subito condiviso quel parere che, effettivamente, corrispondeva al mio intendimento.  Ne sono rimasto contento e l’ho ringraziato.
A stretto giro mi ha precisato: “Era un complimento, certo! Si chiama, il tuo, stile discorsivo e si contrappone al linguaggio accademico. Esprime opinioni interessanti in modo facilmente comprensibile. Ma bisogna sempre fare attenzione alle regole grammaticali…”.

Mi è venuto subito un dubbio: esprimeva con eleganza il suo pensiero sulle mie sgrammaticate fotografie?

Buona luce a tutti!

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1 COMMENT

  1. Le tue foto non mi sembrano per nulla “sgrammaticate” e quelle a corredo dell’articolo, in particolare, credo rispettino i canoni fondamentali per una adeguata comunicazione: contenuto coerente, correttezza formale, tecnica accurata, “linguaggio” emozionale. Come vedi, ho mischiato anch’io espressione linguistica e d’immagine. Perché in realtà (o meglio, secondo me) come l’intndere dell’uomo non è unidirezionale, allo stesso modo variano gli strumenti, i canali di cui si serve per esprimersi. L’uomo non è mai uguale a se stesso, nemmeno da un giorno all’altro, da un’ora all’altra, perchè in questa frazione di tempo possono essere accadute un’infinità di cose o anche una sola che ha lasciato un solco o una traccia o una scalfittura minima per cui, comunque, si è diversi da prima. Ed è anche per questo, oltre che per l’arricchimento culturale, che rileggendo un libro o riguardando una foto a distanza di anni si colgono messaggi, impressioni che prima non si sono nemmeno immaginati. E in fondo, cos’è la cultura? Ma questo è un altro discorso.?

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