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Le amare sorprese delle analisi economiche strutturali

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Tempo di lettura: tre minuti. Leggibilità **.

Quando si osservano le cose all’interno di un breve lasso temporale è difficile vederne i mutamenti di più lunga durata.

È la condizione nella quale si trovano le analisi congiunturali, dedicate, per loro natura, a misurare variazioni delle grandezze economiche con frequenze molto ravvicinate. È questa la prospettiva secondo la quale gli uffici studi regionali della Banca d’Italia producono i loro report periodici sulle economie locali.

Come abbiamo dato atto in altro articolo su questa piattaforma, sembra che qualcosa stia finalmente cambiando, con analisi rivolte anche ai mutamenti strutturali delle economie del territorio, dopo dieci anni di crisi.

E’ quanto abbiamo costatato con favore relativamente al documento presentato pochi giorni fa a Firenze, con riguardo alla economia della Toscana per il 2018.

Nella presentazione del quadro congiunturale (complessivamente stagnante, fatta eccezione per l’export), sono inseriti alcuni approfondimenti sulle prospettive di posizionamento dell’apparato produttivo toscano nel medio termine.

Nei fatti, di cambiamenti strutturali negli anni della crisi se ne sono avuti tanti. Purtroppo gli elementi che emergono non sono per la Toscana incoraggianti.

La Toscana e l’economia digitale

La relazione della Sede di Firenze della Banca d’Italia li riassume, facendo salve alcune importanti aree di eccellenza, nei ritardi tecnologici accumulati in questi anni.

Essi riguardano tanto il settore finanziario quanto quello reale.

Circa il primo, dal report emerge un modello di distribuzione dei servizi bancari ancora assai costoso, in quanto centrato sullo sportello tradizionale.

La Toscana ha un numero di sportelli bancari (52 ogni 100.000 abitanti) superiore di ben dieci unità rispetto al Paese, fattore che incide sulla diffusione di rapporti di clientela mediante modalità on line e, di conseguenza, sull’efficienza generale del sistema.

Come si evince dalla tabella che segue, la chiusura degli sportelli non ha poi seguito un andamento uniforme per le varie componenti. L’incidenza degli sportelli delle Bcc è passata addirittura dall’11,7 per cento del 2007 al 18 per cento del 2018, oltre il doppio della quota di mercato da esse detenuta; ciò a riprova della finora mancata azione di razionalizzazione della rete da parte del credito cooperativo.

Una dinamica più favorevole connota la regione in materia di pagamenti tramite strumenti diversi dal contante (bonifici, addebiti diretti, carte di pagamento), ma essa si svolge in un contesto generale che pone il Paese tra gli ultimi in Europa.

La crescita dei pagamenti digitali in misura più sostenuta rispetto all’Italia sembra da attribuire al maggior flusso di turisti nazionali e internazionali, per i quali è ragionevole presumere un più intenso uso di carte, piuttosto che allo sviluppo endogeno di transazioni digitali. Del resto anche cinque anni fa la Toscana aveva un numero di operazioni alternative al contante superiore al paese.

Il report volge uno sguardo anche ad altre attività Fintech (crowdfunding, gestione automatizzata del risparmio, e-factoring, etc.), per le quali i numeri sono ancora ridotti per poter trarre indicazioni sulla trasformazione della intermediazione finanziaria in questa direzione.

 La chiave interpretativa del ritardo tecnologico messa in luce dalla Relazione assume caratteri ancora più negativi con riguardo alla economia reale.

La quota delle imprese che adottano in Toscana tecnologie 4.0, pone la regione in netto svantaggio  rispetto alle aree più sviluppate del Paese, con le quali è da sempre naturale confrontarla.

Veneto ed Emilia Romagna, aventi strutture manifatturiere simili, occupano addirittura i primi due posti nella graduatoria nazionale. Le attività digitali in Toscana sono meno della metà di quelle delle due regioni e anche inferiori alla media italiana.

La Toscana è poi in netto ritardo rispetto al paese (parte destra del grafico) nella diffusione di tutte le tipologie (cloud, internet of things, robotica, big data, stampanti 3D, intelligenza artificiale) nelle quali si articola l’Industria 4.0 (nel piano Calenda Impresa 4.0)!

Sulle cause dei ritardi

Ora bisogna interrogarsi sulle cause di questi ritardi, perché il rischio di un progressivo allontanamento dell’economia toscana dalle regioni più avanzate appare reale. Su questo punto forse occorrerebbe una maggiore chiarezza esplicativa nel documento di Banca d’Italia.

Tra tali cause non possiamo non annoverare il ridimensionamento della infrastruttura che è stata nel tempo un fattore di sviluppo economico diffuso. Vale a dire la banca locale, vicina per sua natura, ai bisogni della pmi.

Le crisi bancarie e i ritardi nella messa a terra delle riforme progettate ne hanno definitivamente circoscritto il ruolo. La sostituzione della banca locale con altri intermediari o canali diretti di finanziamento dell’impresa appartiene a un processo di riconversione che potrebbe avere effetti nella divisione del lavoro che da sempre ha contraddistinto la regione.

L’attenzione ai rapporti di lungo periodo tra economia reale ed economia creditizia deve dunque diventare una costante dell’analisi economica, senza dimenticare i gravi danni apportati all’economia dai default di importanti banche toscane. 

Infine quando si affrontano le situazioni da un punto di vista strutturale non si può trascurare la valutazione dell’efficacia delle politiche economiche regionali degli ultimi anni.

Insomma le analisi strutturali comportano, per chiunque le compia, scelte meno asettiche delle più convenzionali e ‘prudenti’ analisi congiunturali.

Ci auguriamo di essere all’inizio di una nuova epoca di studi e ricerche, in grado di aiutare i cambiamenti necessari in tutti gli attori.

 

 

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2 COMMENTS

  1. ho sempre avuto il sospetto che in toscana ci sia molta “rendita”, sia immobiliare che di posizione ; forse anche per questo i processi di digitalizzazione stentano ad affermarsi .

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