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Il ruggito del topo e quello del leone: la truffa finanziaria di Bernie Madoff

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Foto di Ivan Diaz
Premessa

La storia dei disastri finanziari è la linea editoriale scelta da Economia&FinanzaVerde, se non in contrapposizione alla mera diffusione di nozioni finanziarie, almeno a fondamentale complemento di una efficace Educazione Finanziaria. La memoria del risparmiatore si conserva più viva e la protezione di fronte al ripresentarsi di situazioni che molte volte sono repliche con poche varianti di eventi già occorsi è più efficace.

E’ chiaro che un approccio di questo tipo, oltre ad essere concreto, suscita domande sul ruolo di tanti attori direttamente o indirettamente chiamati in causa, comprese le Autorità di controllo, acuendo lo spirito critico nei loro riguardi.

Perché alle motivazioni del post hoc ergo propter hoc è difficile rassegnarsi. Dove porteranno certi comportamenti spregiudicati di banchieri e finanzieri si può capire in anticipo, intervenendo al più presto per contenere il numero dei truffati e la distruzione di ricchezza. La reattività delle Autorità è elemento essenziale e l’efficacia della sua azione irrinunciabile.

E non si invochi il sacro principio della libertà di mercato. Non c’entra assolutamente nulla, con l’intento truffaldino, i conflitti di interesse e l’aggiramento delle regole.
Ogni riferimento ad alcuni nostri più provinciali casi è, come si dice, puramente casuale. O no?

Il racconto 

Di recente è stato trasmessa una serie televisiva (Netflix) sul caso Madoff (“Madoff – Il Mostro di Wall Street”), un truffa finanziaria colossale (circa 65 miliardi di dollari) esplosa nel 2008, durante la fase acuta della crisi finanziaria mondiale.
Il caso Madoff è per la sua portata una delle più grandi frodi finanziarie della storia.
Il fondo speculativo gestito da Bernie Madoff, garantiva un rendimento annuo costante, a prescindere dall’andamento del mercato.
La truffa consisteva nel fatto che l’ammontare degli interessi erano pagati da capitale dei nuovi clienti. Il meccanismo saltò quando i rimborsi richiesti superarono la nuova raccolta, come di norma succede in questo tipo di frode (“schema Ponzi”).

Molti investitori videro improvvisamente volatilizzare tutti i propri risparmi e azzerare i rendimenti periodici che il fondo assicurava.

Il caso è emerso solo dopo la denuncia dei figli di Madoff, che lavoravano presso la sua società di intermediazione mobiliare

Le modalità con cui tutto è avvenuto per anni, sotto gli occhi distratti degli investitori, tra quali si annoverano anche istituzioni finanziarie statunitensi ed estere, nonché delle Autorità di vigilanza – che pure erano state ripetutamente avvertite da voci di mercato (riportati da articoli di stampa) e, soprattutto, da puntuali esposti di un operatore finanziario, Harry Markopolos – ripropone una questione importante.

Perché nessuno se ne accorto? Perché nessuno, nonostante la presenza di segnali preoccupanti sulla gestione del fondo di Madoff che era avvolta in un’aura di mistero, ha voluto vedere l’imperatore nudo? (Madoff era considerato a quei tempi una figura carismatica, che aveva contribuito a creare il Nasdaq, primo mercato borsistico elettronico, rivestendone anche la carica di presidente).

Miliardi o milioni?

Significativa a questo proposito è lo stupore che dimostra il funzionario della SEC (“Securities and Exchange Commission” – l’Autorità di vigilanza statunitense sui mercati finanziari) quando gli viene comunicato per la prima volta al telefono la truffa e la sua entità (la primissima stima era di $ 50 Billion): “Is that Billion with B?” chiede, cadendo dalle nuvole, confuso e sconcertato.
Sul ruolo inadeguato della SEC, la serie televisiva riporta alcune scambi di battute nel corso dell’audizione del Comitato dei Servizi finanziari della Camera (“The House Financial Services Committee”)
“La Sec ruggisce come un topo e morde come una pulce” affermò

Harry Markopolos, l’operatore che, come detto, aveva denunciato per anni l’impossibilità che le performance del fondo di Madoff fossero veritiere. “Noi odiamo le truffe finanziarie” (Funzionario della SEC), “Voi non dovete odiare le truffe, dovete prevenirle…come Ente di controllo avete fallito su tutta la linea” (Membro del Comitato).

Indagini e inchieste sull’operato degli Organi di vigilanza a seguito di crisi finanziarie e di casi di risparmio tradito, che si sono verificati con una certa frequenza nel primo scorcio del XXI secolo, non si sono avute solo negli Stati Uniti, ma anche in altri paesi, non esclusa l’Italia.

In queste sedi di inchiesta la difesa del proprio operato da parte degli Organi di controllo è stata spesso molto dettagliata e non di rado infarcita di tecnicismi: ciò però ha dato l’impressione di ascoltare la popolare barzelletta del chirurgo che si vanta di aver operato con successo, anche se il paziente è morto!

Bisogna ricordare che la SEC a seguito di questa vicenda ha effettuato una lunga ispezione interna, che ha evidenziato le numerose carenze e le “pasticciate” attività della sua azione di vigilanza, a seguito della quale l’Autorità avviato una profonda riorganizzazione.

Lezioni da apprendere

Come è noto, più in generale, la regolamentazione prudenziale e di tutela dei risparmiatori e consumatori è, a livello internazionale, in continua evoluzione così come lo sono stati gli assetti e le procedure degli Organi di controllo. Il tutto è finalizzato ad accrescere sempre di più l’efficacia dell’attività di supervisione e di tutela del risparmio.

Ad ogni buon conto, i risparmiatori/investitori non devono mai abbassare la guardia.

Pertanto, l’insegnamento, che si trae ancora una volta anche da questa vicenda, è cercare di seguire sempre alcune regole basilari di autotutela, per orientare le proprie scelte finanziarie di risparmiatore consapevole:

1) non dimenticare mai che a fronte di rendimenti degli investimenti più alti corrispondono rischi più elevati;

2) non concentrare gli investimenti in un solo strumento finanziario (“you should never put all your eggs in one basket”), ovvero diversificare adeguatamente gli impieghi del proprio risparmio;

3) non investire mai in qualcosa che non si riesce a comprendere appieno.
Consigli, questi, che rimangono validi anche quando il “ruggito” del topo si trasforma in quello del leone…

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1 COMMENT

  1. L’aria finanza nella provincia italiana si è rappresentata in alcune realtà, con organizzazioni spesso piccole e operanti nell’ombra, che hanno costituito strutture parallele a realtà istituzionali.
    Per taluni è stata l’opportunità d’assicurarsi una rendita certa, limitando potenziali rischi in attività poco conosciute.
    In certe situazioni, con avalli ardimentosi, in periodi di borsa altamente favorevoli, delle condotte spregiudicare hanno consentito di perseguire guadagni misti, venendo a sommare comunità d’intenti tra chi era abile nel manovrare operazioni di trading con tranquilli risparmiatori ben contenti di avere assicurato un rendimento certo attraverso finanziamenti a supporto.
    È quindi capitato che, pure con impegni sottoscritti, in contropartita di liquidità economiche affidate venissero corrisposti tassi fissi sopra mercato a soggetti che altrimenti avrebbero conseguito rendimenti irrisori su disponibilità accantonate in conto corrente o stazionanti in depositi a risparmio.
    Al mutare degli scenari azionari, buona parte di risparmiatori si sono indirizzati in altre forme appetibili che hanno indotto a vedere anche nelle sottoscrizioni di obbligazioni subordinate le nuove forme d’investimento più idonee a garantire tassi vantaggiosi.
    Gestioni fuori controllo poste in essere da dirigenze o padri padroni, con sindaci distratti e consigli di amministrazioni conviventi, hanno poi creato i noti presupposti che hanno provocato il tracollo di tante piccole banche zonali, dal capitale instabile e drogato, per scellerate politiche d’impieghi, con le note conseguenti perdite totali ai risparmiatori.
    Come usa dirsi e come è lucidamente narrato nell’articolo di Tribuzio: da che tempo e tempo, nulla di nuovo sotto il sole.
    Sia sul profilarsi dei fenomeni, sulle politiche di prevenzione e le mancate necessarie azioni di tempestivi controlli.
    Oggi leggevo per le strade della mia città un graffito col testo dialettale di un famoso proverbio, preso pure dal Piff scrittore, che recita: Futti, futti, ca Diu pirduna a tutti!

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