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Ecologia della durata

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Perché comprare prodotti “verdi” al posto di quelli che abbiamo, quando la scelta più ecologica è non comprarli proprio? Forse perché siamo diventati pigri? Attenzione al greenwashing!

Alle 10 di sera Cassandra stava giusto riavvitando delicatamente l’ultima vite di Talus, il suo laptop “di scorta”, mentre il suo gemello Corellia era impegnato nei backup serali automatici.

Si, Cassandra ha due laptop identici, perché ritiene inaccettabile restare senza computer per un guasto improvviso e vuole poter ripartire senza perdere niente e senza reinstallare niente.

Non è uno spreco; in primis perché per lei è cosa necessaria, ma soprattutto perché ambedue i pianeti gemelli sono stati fabbricati nel 2015, per l’esattezza nei mesi di ottobre e novembre.

Nove anni fa.

Malgrado che uno dei due l’accompagni 24 x 7 (talvolta tutti e due), trattandoli con un’ordinaria cura prolungare la loro durata non è stato un problema.

E poiché nel lontano 2015 erano più che sufficienti per le necessità di Cassandra, che sono alte ma non infinite, e che non sono cambiate di molto, sono sufficienti anche oggi.

In questo l’utilizzo di un sistema operativo onesto come GNU/Linux è stato indispensabile, per disinnescare l’obsolescenza programmata che in questi mesi sta mietendo vittime come non mai. Ed anche il fatto che siano laptop sottili e leggeri ma dotati di viti e privi di colla è molto importante. Basta pensarci prima.

Così, quando ierisera alle 23:00 la batteria di Talus ha deciso di mettersi permanentemente a riposo, una veloce ricerca su Ebay e su Amazon, seguita da un rapido ordine, ha permesso una ripartenza degna di una Formula 1.

23 ore, meno di un giorno per constatare il guasto, decidere il da farsi, ordinare la batteria di ricambio, riceverla a casa, sostituirla e ripartire.

Un po’ di preoccupazione ed incertezza sul risultato finale? Certamente, Murphy è sempre in agguato e qualcosa può andare storto. Ed in questo la pianificazione ed anni di esperienza hanno aiutato molto.

Ma sono cose alla portata di tutti. Basta volerlo.

Pensarci prima, pianificare un minimo ed usare Wikipedia e Google al momento buono sono la ricetta per il successo.

Ora, in attesa di trovare il tempo per un corretto smaltimento della batteria defunta, Cassandra passerà alla predica di prammatica.

I portatili precedenti di Cassandra erano durati sempre meno di 4 anni, ma questo era dovuto essenzialmente al fatto che l’aumento delle prestazioni dei nuovi modelli, per il suo lavoro, le era necessario.

Ma non serve sempre tutta la velocità, la memoria o la risoluzione del mondo. Tantomeno l’estetica o la firma.

Ottenuto quanto serve, ci si può tranquillamente fermare. Ci si dovrebbe fermare, considerando la durata come la prima e più importante arma per limitare l’impatto sulle risorse naturali.

Anche parlando di un portatile, che è una delle cose meno ecologiche che si possano concepire visti i materiali con cui è realizzato, e persino avendo usato Amazon, certo non la più ecologica delle aziende, Cassandra si è comportata in maniera più gentile verso il pianeta.

Solo due facili regole.

Primo: non comprare un prodotto nuovo che non sia davvero necessario.

Secondo: finché è sufficiente, aver cura di quello che si possiede, in modo che duri il massimo possibile.

Forse Gaia sarà un po’ meno arrabbiata con Cassandra che con altri più allegri consumatori? Speriamo.

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