Home Imprese&Lavoro Le fiabe antiche sono un istruttivo cahier per i manager d’oggi

Le fiabe antiche sono un istruttivo cahier per i manager d’oggi

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Da una delle tante edizioni del Gatto con gli stivali
C’era una volta…

La fiaba è la rappresentazione simbolica della complessità della realtà quotidiana, e’ la dicotomia, la divisione in due parti, la polarizzazione che caratterizza la nostra vita di tutti i giorni: luci e ombre, gioia e tristezza, quiete e tempesta. Risultati e sconfitte. Aspetti della condizione umana.

Allo stesso tempo la fiaba infonde la speranza all’uomo, trasmettendogli il messaggio positivo che le difficoltà possono essere superate.

Sono tre i “momenti” che caratterizzano lo svolgimento d’ogni fiaba: la prima fase affronta il problema, la seconda vive la crisi e inizia a formarsi la terza fase, quella nella quale nasce la soluzione.

Attraverso lo snodarsi di questi tre passaggi, la fiaba si rivela un ottimo strumento di “problem solving”, la risoluzione dei o del problema, mostrando come i personaggi, messi alla prova da difficoltà apparentemente insormontabili, riescano a vincerle, a crescere nelle esperienze e a migliorarsi interiormente. E quindi riuscire nel pieno sviluppo di sé e del proprio ambiente.

Il Gatto con gli Stivali è una di queste fiabe. È stata scritta nel 1697 da Charles Perrault, scrittore francese famoso per la sua raccolta di storie intitolata “I racconti di Mamma Oca” la quale comprende: Cappuccetto Rosso, la Bella addormentata, Pollicino, Cenerentola, Il gatto con gli stivali, Barbablù.

La storia racconta di un gatto astuto che, con l’aiuto dei suoi “inganni” prodotti a fin di bene, riesce a trasformare un povero contadino in un nobile ricco e rispettato. La morale ci porta a riflettere sul fatto che non importa da dove veniamo o quali siano le nostre origini, ciò che conta è la nostra intelligenza, la nostra capacità di adattarci alle situazioni che la vita ci pone davanti per ottenere i nostri obiettivi.

Il Gatto con gli stivali mette in evidenza anche un concetto di gratitudine che purtroppo in questa epoca frenetica e individualista sta scomparendo. L’importanza di essere riconoscenti verso coloro che ci aiutano lungo il cammino, la riconoscenza verso chi ci allunga una mano. Il Gatto si preoccupa del benessere del suo padrone, prima che del proprio, in modo naturale, disinteressato e lo aiuta a realizzare i suoi sogni. La sua ricompensa ci sarà.

Leggendo attentamente la fiaba, possiamo osservare come il Gatto con gli Stivali possa essere considerato una figura assai capace nel “problem solving“ moderno, cui fanno riferimento le teorie manageriali.

Ci dimostra l’importanza di pensare in modo strategico, di essere flessibili e di saper sfruttare le risorse a disposizione per raggiungere gli obiettivi.

Il Marchese di Carabas, d’altro canto, è un personaggio povero e senza prospettive, che non possiede la stessa astuzia del Gatto, ma che impersona altre virtù. La modestia, ma anche l’importanza di saper utilizzare le risorse che gli capitano (un gatto che parla e che si muove rapidamente, scimmiottando le classi più elevate), di essere consapevole dei propri limiti e di saper delegare ad altri quando necessario.

Soltanto uniti il Gatto con gli Stivali e il Marchese di Carabas potranno avere successo, utilizzando le proprie differenti abilità.

Tutti noi, nella vita quotidiana, possiamo imparare a riconoscerle: che esse siano materiali o personali, l’importante è saperle usare bene, per affrontare e superare i problemi.

Pensare in modo strategico? Si, il Gatto è un abile stratega, che pianifica attentamente le sue mosse, prende decisioni ponderate e mette a disposizione del “padrone” cuore e volontà.

Essere creativi e flessibili? Certamente. Nella vita di tutti i giorni, possiamo imparare a pensare fuori dagli schemi, ad essere resilienti e ad adattarci alle situazioni che si presentano.

E’ importante riconoscere, con umiltà, quando si ha bisogno di aiuto e sopratutto quando e come chiederlo, senza dimenticare che da soli non andiamo da nessuna parte.

I più recenti sviluppi della teoria economica hanno posto in evidenza l’importanza degli aspetti comportamentali (Kanheman) a fondamento delle decisioni dell’homo oeconomicus atque socialis, rinunciando alla univocità egoistica e fin troppo semplicistica della massimizzazione del profitto. Anche il tema degli incentivi soft (nudges) di natura non solo economica per il miglioramento dei comportamenti ha ricevuto contributi importanti da Thaler. Entrambi gli autori sono stati insigniti del Premio Nobel per l’Economia.

Le loro riflessioni si oppongono alla tendenza che mira a ridurre la portata del pensiero critico a vantaggio degli aspetti tecnici del lavoro, mettendo in secondo piano finalità e contesti di maggiore complessità. Nella esaltazione dell’efficientismo si perde lo stimolo a fare domande e a proporre soluzioni, mostrando una sorta di stupidità.

E’ un’attitudine che può determinare effetti positivi nel breve periodo (svolgimento ordinato della quotidianità, sensazione di utilizzare efficacemente il tempo, precisione nella attribuzione di ruoli e mansioni, verticalità spinta dei processi), ma può rappresentare un fattore di squilibrio a lungo termine (per gli effetti negativi sulla creatività, sulle capacità di previsione, sulle scelte strategiche). Insomma seppure vi sia una logica, il paradosso della stupidità funzionale dell’impresa ben descritta dal saggio Il paradosso della stupidità – Il potere e le trappole della stupidità nel mondo del lavoro di Mats Alvesson e André Spicer costituisce una trappola nella quale cadono molti manager, per quanto intelligenti.

Temi quali l’assunzione di iniziative, la premialità dello spirito critico, il disvalore della passiva obbedienza, il beneficio della condivisione degli obiettivi ruotano attorno al coinvolgimento del personale nelle scelte strategiche, gestionali, organizzative e produttive, nei confronti delle quali molti sono ancora i meccanismi ostativi, quali l’eccesso di gerarchia, il ricorso al precedente nel decidere il da farsi, l’opportunismo.

Quanti insegnamenti nella gestione moderna dell’impresa possiamo trarre dal Gatto con gli stivali!

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