Davvero suggestiva e profonda l’analisi del prof. Savona sull’euro digitale. Provo a raccontarlo per quel che ho capito, leggendo la sua relazione annuale, l’ultima essendo egli giunto a fine mandato. Ormai è rara la capacità di un economista di mettere insieme fenomeni economici che radicalmente cambiano l’esplorazione dei sistemi in cui viviamo. Egli ci riesce con grande nonchalance, muovendosi agevolmente tra moneta, credito, risparmio e sviluppo economico. Sembra di assistere ad una lectio magistralis di un economista del monumentale Novecento, quando l’economia non era fine a se stessa o mero instrumentum regni, ma Economia Politica. A margine, di cosa si occupano le altre e numerose Autorità di questi tempi non ho ancora capito, semmai avessero altro di che dilettarsi, oltre le OPS (senza soldi, si badi bene) delle nostre banche, un pò malmesse e senza impieghi da poter raccontare.
Secondo la visione di Paolo Savona, in un sistema monetario con un euro digitale come unica moneta elettronica, il ruolo delle banche commerciali subirebbe una profonda trasformazione, in particolare per quanto riguarda la raccolta dei depositi e, di conseguenza, la capacità di erogare prestiti.
Se l’euro digitale diventasse la moneta elettronica primaria, direttamente emessa dalla Banca Centrale Europea (BCE), si verificherebbe una “disintermediazione” bancaria. Ciò significa che i cittadini e le imprese potrebbero detenere fondi direttamente presso la BCE tramite l’euro digitale, riducendo la necessità di depositare denaro presso le banche commerciali.
In questo scenario, le banche non avrebbero più l’accesso facile e “a basso costo” ai depositi della clientela, come fonte di finanziamento per gli impieghi. Ciò non significa che le banche smetterebbero di esistere, ma il loro modello di business dovrebbe adattarsi drasticamente:
Finanziamento tramite il mercato: Le banche dovrebbero finanziarsi maggiormente sui mercati dei capitali (emettendo obbligazioni, ad esempio) o prendendo prestiti dalla Banca Centrale stessa, anziché affidarsi principalmente ai depositi. Questo potrebbe aumentare i loro costi di finanziamento e, di conseguenza, il costo del credito per i mutuatari.
Ruolo di intermediari finanziari: Le banche continuerebbero a svolgere un ruolo cruciale nell’analisi del credito, nella gestione del rischio e nell’erogazione di prestiti a famiglie e imprese. Semplicemente, la loro fonte di liquidità per tali impieghi cambierebbe. Potrebbero specializzarsi ulteriormente in servizi di consulenza finanziaria, gestione patrimoniale, e nella concessione di prestiti basati su una valutazione più rigorosa della solvibilità, dato che non avrebbero più il “cuscinetto” dei depositi garantiti.
Cambiamento della “natura” del deposito: Come accennato, i depositi bancari, nella visione di Savona, perderebbero la loro “natura monetaria” e diventerebbero più simili a veri e propri investimenti o asset finanziari. Questo implicherebbe che anche il finanziamento degli impieghi bancari diventerebbe più una questione di allocazione di capitale e meno di creazione di moneta dal nulla basata sui depositi.
In sintesi, Savona non immagina un mondo senza banche che fanno prestiti, ma un mondo dove le banche si finanziano in modo diverso e con una maggiore disciplina di mercato, dato che la funzione di “creazione di moneta” verrebbe centralizzata con l’euro digitale.
Arrivederci Prof. Savona, non Addio.
Non sembra che la Relazione del Presidente, in uscita, della Consob Prof Paolo Savona abbia suscitato grande attenzione da parte dell’Accademia, delle Autorità e delle Banche, intente a discettare solo di risiko bancario. Eppure leggendola se ne scopre, oltre alla profondità, la visione di un cambiamento radicale in alcune relazioni economiche fondamentali, introiettando le più recenti evoluzioni della Moneta. In questo breve articolo, una sintesi, che sottolinea anche la differenza della Relazione di Savona rispetto ai più tradizionali report di altre Autority, piene di informazioni e di dati, ma prive di logiche economiche innovative.