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Rimetti a noi i nostri debiti ovvero quando la realtà supera la fantasia

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  • Tempo di lettura: due minuti. Leggibilità ***.

“Il debitore è un morto, da vivo.”  “Il debitore non è una persona, è un debitore.”  “Verso il debitore nessuna pietà, perché è un furbo che i soldi ce li ha, sempre, ma non vuole restituire il debito”. “Al debitore va sempre fatta pesare la sua posizione di ultimo”.

Sono alcune battute del film Rimetti a noi i nostri debiti (2018) di Antonio Morabito, protagonisti i bravissimi Marco Giallini e Claudio Santamaria.

Molte scene sono ambientate al cimitero del Verano a Roma e lo scontro finale tra i protagonisti avviene di fronte a una vecchia tomba che porta il nome emblematico di Pavel Ivanovic Cicikov, il protagonista delle Anime Morte di Gogol. Il debito che non si riesce a pagare è insomma come la morte.

I protagonisti sono due esattori, già debitori perseguitati trasformatisi in persecutori.  Due lupi finanziari nostrani, borgatari, furbastri, romanamente cinici e folcloristici, non lupi di Wall Street, avidi e spregiudicati, secondo la più spettacolare filmografia holliwoodiana. Sono due poveracci al servizio di una finanziaria di usurai che acquista crediti al 4 percento dalle banche, affogate negli Npl, per guadagnare dal recupero.

Tutti i metodi sono ammessi contro il debitore. Le botte, la gogna sociale, l’umiliazione davanti ai familiari, il vilipendio delle tombe. Il suicidio del debitore è un mancato recupero.

I sentimenti non sono mai di pietà. Trionfano ipocrisia, cinismo, squallidi accomodamenti, falsità, tutto è lecito. Le regole non ci sono. La Chiesa sorvola con superficialità sui veri disagi e anche le parole della sua preghiera più importante suonano vuote di senso.

I pochi atti di remissione del debito non sono di generosità, ma di umiliazione e preludono ad un nuovo mercimonio. Nessuno dei protagonisti si redime. Nemmeno l’amore salva uno di loro, quando prende consapevolezza delle conseguenze delle sue scelte.

Una ragazza immigrata dell’est, che fa temporaneamente la barista prima di volare in Germania, dice che l’Italia non sarà mai il suo paese e un vecchio professore, anch’egli arrivato dall’Europa della prima immigrazione, cerca, con lucida pazzia, di avere una rassegnata spiegazione per tutto.

Il film è duro perché ci vuol forse dire che dignità e umanità non appartengono più a noi italiani.

Ho pensato che potesse essere un film utile per l‘ Educazione Finanziaria, per raccomandare prudenza, quando si prende a prestito. Magari,  mi sono detto, è un racconto un po’ eccessivo, forzato, ma di grande efficacia didascalica. Insomma, ho risolto, si tratta di ottimo materiale d’insegnamento.

Poi due giorni fa mi sono imbattuto in un’ agenzia di stampa che diceva:

Con la massiccia svendita degli Npl (sofferenze e crediti deteriorati) da parte delle banche tra il 2015 e il 2018 cresce il rischio di usura per le imprese e le famiglie. La denuncia arriva dal segretario generale della Fabi, Lando Maria Sileoni sottolineando tra il 2015 e il 2018 sono finiti sul mercato del recupero crediti circa 123 miliardi. Il fenomeno complessivo riguardava nel 2015 360 miliardi di crediti deteriorati per 1,2 milioni di soggetti (famiglie e imprese) coinvolti. Tra il 2015 e il 2018 gli Npl delle banche sono scesi, anche grazie alle pressioni delle autorità europee sulla pulizia dei bilanci, di circa 170 miliardi con 123 miliardi di questi finita nel mercato del recupero crediti. “Si tratta – ha spiegato Sileoni – di clienti bancari “ceduti”, con le loro rate scadute, dagli istituti bancari a società specializzate nel recupero crediti che operano frequentemente con modalità spregiudicate”.

E subito dopo sono venuto a sapere che l’unica componente del credito bancario in crescita negli ultimi anni sono i prestiti personali alle famiglie.

Mi assale il dubbio che la realtà abbia superato la fantasia del film e che sappiamo veramente poco delle lesioni del nostro tessuto sociale dovute alle crisi bancarie non adeguatamente contrastate di questi anni.

Mi auguro sinceramente di sbagliare!

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1 COMMENT

  1. Al riguardo anche un’opulenta setta religiosa invita a recitare “Padre nostro che sei nei cieli …… rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori …… etc.” senza specificare come (non differenziando fra piccoli o grandi prenditori professionisti ovvero prenditori per necessità di sopravvivenza) e tantomeno quando. Forse anche questo vorrà significare qualcosa …… non ultimo, anche sui tempi e i modi.

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