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La follia ai tempi del CoronaVirus

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E’ capitato a tutti almeno una volta nella vita di pensare di essere un po’ pazzerelli.  Nei casi più gravi, avere il dubbio di essere disturbati. O peggio, psicopatologici.  Di certo in questo lungo periodo di isolamento, tali pensieri avranno sfiorato la nostra mente più e più volte.

Da appassionata di psicologia mi sono incuriosita su come gli strizzacervelli guardino a noi comuni mortali quando incappiamo in stranezze, bizzarrie o sintomi che ci spingono tra le loro “braccia” diagnostiche.  Ho imparato che gli specialisti non sono tutti uguali: infatti, in modo approssimativo si suddividono in psichiatri, psicologi e psicoterapeuti.  Inoltre, le loro Scuole di formazione sono talmente diversificate che all’interno delle tre nominate categorie si possono poi distinguere molteplici appartenenze teorico/pratiche.  In buona sostanza, quando gli esperti incontrano uno di noi “pazzerelli” in realtà si dedicano a curarci con i lstrumenti a loro disposizione venendo incontro alle esigenze di “guarigione” di ciascuno nel modo migliore possibile.

Una delle loro modalità di “inquadramento del caso” è “fare la diagnosi”.  E personalmente trovo che uno dei sistemi più affascinanti per farla, sia la “diagnostica psicodinamica”.

Sembra un termine astruso, ma guardandolo più da vicino, capiremo che lo conosciamo bene. Dai tempi di Freud, la terminologia psicoanalitica è, di fatto – pensiamo ai film di Woody Allen – entrata, volenti o nolenti, nel lessico del nostro abituale parlare delle cose personali.  Perciò dobbiamo ammettere che tutti noi, bene o male, adoperiamo la terminologia del buon Freud, (spesso senza avvedercene e spesso in maniera impropria).

Sta di fatto che, in questa prolungata quanto necessaria quarantena, chi non si è sentito affetto da qualche sintomo o perlomeno un pochino più “strano” del solito, persino “pazzerello”??

Ecco che i termini psicodinamici origliati in tante letture e in altrettanti film vengono in aiuto al nostro desiderio di capire se stiamo o non stiamo veramente impazzendo!  E se abbiamo bisogno di un vero supporto psichiatrico, oppure siamo solo vittime della nostra innata ipocondria. O dell’ansia di vivere.  O dello stress. Vediamone alcuni più da vicino.

La personalità è ciò che uno E’

Se la personalità si può definire come un bacino in cui confluiscono diversi fattori – quali l’ereditarietà genetica (che lo si voglia o no, arriva a spiegare fino al 40% della nostra personalità), l’attaccamento infantile, il temperamento – il tutto arricchito dalle nostre precoci esperienze di vita, allora imparando a conoscerci meglio, potremmo rivolgerci allo specialista proponendogli di aiutarci nell’empasse, oppure darci una mano più solida per affrontare meglio la vita e non solo la difficoltà contingente.

Ho imparato che la personalità, che impropriamente, ma comunemente viene chiamato carattere (senza esserne sinonimo), rappresenta ciò che uno “È” (e non ciò che uno “HA”) ed è composta dal comportamento e dai processi psichici interni, che si declinano in: motivazioni, fantasie, pattern di pensiero, esperienza del Sé e degli altri, coping, meccanismi di difesa.

Molte nostre caratteristiche individuali non sono necessariamente un “disturbo della personalità” clinicamente inteso, bensì modalità personali di essere con noi stessi e nel mondo.  Quindi la personalità, come del resto i suoi stessi disturbi, è descrivibile come “un certo modo di funzionare dell’individuo” e ogni sua alterazione causa un disagio significativo all’individuo stesso e agli altri.  Per essere definito “disturbo”, quel certo modo di funzionare alterato della personalità deve essere di una certa gravità ed essere stabile nel tempo, tanto che l’individuo non ricorda di essere mai stato differente, né immagina di poterlo essere.  A seconda del grado di gravità e delle aree di funzionamento sulle quali il disturbo impatta, gli individui possono distinguersi in:

  • Sani: presentano buon funzionamento generale, ma sotto stress sviluppano sintomi, ancorché transitori [ siamo umani ! ] ; hanno stili di coping favoriti, ma mostrano flessibilità e capacità di adattamento;
  • Nevrotici: presentano un buon livello di funzionamento con esclusione di una sola area, nella quale mostrano limitata gamma di strumenti di coping, modelli difensivi rigidi e problematici;
  • Borderline: hanno difficoltà nella regolazione di affetti e impulsi e il loro funzionamento generale è inficiato da un elevato livello di sofferenza interna;
  • Psicotici: presentano frattura nel rapporto con la realtà, pensiero bizzarro, comportamenti sociali inappropriati.

Studiando e confrontandomi con esperti, ho compreso: i) che ogni essere umano ha uno STILE (o tipo) di personalità e  ii) che, a meno di essere specialisti in materia, non è affatto lineare cogliere la differenza tra lo stile di personalità e un vero e proprio disturbo di personalità.  Ad esempio, persone con uno stile narcisistico di personalità non necessariamente evidenziano un disturbo narcisistico di personalità propriamente inteso.

Siamo tutti picchiatelli ?

La psicodinamica rappresenta la personalità come un concetto “dimensionale”. Essa si sviluppa su un continuum dove ad un estremo (minore) si colloca l’individuo sano, con un buon funzionamento in tutte o nella maggior parte delle aree di vita, mentre all’estremo opposto (maggiore) si colloca l’individuo psicotico, con lo stile di personalità più compromesso.

Ciascuno stile di personalità si può trovare su un punto del continuum tra sano e psicotico secondo il livello di buona salute o di gravità del disturbo.

Gli individui sani mostrano una personalità fatta di una mescolanza di stili. Le personalità nevrotica e borderline evidenziano un tema decisamente dominante. Muovendo verso il polo maggiore del continuum (quello psicotico), troviamo le personalità con minori sfaccettature, più rigide.

Quindi, abbiamo capito che avere una personalità “sana” significa avere un mix stabile di caratteristiche.

La personalità sana può presentare un suo tono, che non è un disturbo, ma piuttosto una modalità di coping adottata dal sistema psicologico dell’individuo.

In altre parole, in risposta a uno stress più o meno intenso, l’individuo sano può assumere funzionamenti “disfunzionali” in una o alcune capacità (relazioni e intimità, adattamento e resilienza, mentalizzazione e riflessione, apprendimento e attenzione).

A nostra consolazione, possiamo concludere che presentare un tono (anche “acceso”) di personalità non significa presentare un disturbo di personalità.

Che cosa vuol dire tutto questo?

Cerchiamo di spiegarcelo con degli esempi contestualizzati all’attuale “lockdown da Covid-19”.

Se il nostro pessimismo aumenta, non significa che siamo depressi, ma piuttosto che il nostro sistema psichico sta reagendo ai prolungamenti delle misure restrittive.

Se ci sentiamo perseguitati dai nostri vicini rumorosi e pensiamo che lo facciano apposta, non siamo paranoidi, ma attorniati da maleducati.

Se stendiamo il bucato mettendo le mollette in ordine di sfumatura sullo stendino, non necessariamente siamo ossessivo-compulsivi, ma stiamo rendendo creativo un noioso lavoro domestico.

Se parliamo con le piante, non siamo psicotici, ma stiamo reagendo al prolungato isolamento.  Almeno … fino a quando non sentiremo le piante risponderci …

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Laureata con massimi voti in Economia all’Università di Bologna e poi in Psicologia Evolutiva presso La Sapienza di Roma, svolgo attività di consulente in materia di business model bancario e innovazione finanziaria. Beneficio inoltre di una consolidata esperienza di lavoro presso organismi internazionali. Attualmente collaboro con una prominente università di Roma per la pianificazione di corsi e master in materie giuridiche e gestionali e partecipo come relatore a numerosi seminari presso le maggiori università italiane. Ho lasciato nel cassetto le abilitazioni a commercialista e revisore dei conti. Appassionata di psicodinamica, sono molto sensibile agli aspetti psico-socio-culturali di ogni evento e fenomeno, anche oltre i confini nazionali. Vivo il mio tempo con un approccio critico al mondo e un costruttivo spirito di cambiamento. Figlia di 3 figlie adolescenti, che mi hanno insegnato tutto della vita, risiedo a Roma da oltre 20 anni mal sopportando la noncuranza che l’avvolge. La mia capacità predittiva sugli eventi mi ha fatto guadagnare il soprannome (e il trattamento) di Cassandra 2.0

9 COMMENTS

  1. Brava, molto interessante, rispecchia la realtà di tutti noi. Io parlo con le mie piante, certa anche che mi rispondano.

    • In effetti, le tue parole mi riportano alla mente un vecchio film giallo in cui l’assassino veniva scoperto grazie alle piante della vittima le quali, “testimoniando” tramite elettrodi applicati alle foglie, producevano certe lunghezze d’onda al comparire dell’incriminato. Era quello il loro modo di esprimere paura, anzi terrore. Quindi, cara Elena, ad una seconda riflessione, è certo che le tue piante rispondano volentieri alle tue cure amorevoli con certe lunghezze d’onda. Ti sei sintonizzata!

  2. Quando si trattano argomenti di medicina il pericolo è sempre di riscontrare in se la sintomatologia che allarma. Questo articolo, scritto anche con sapiente ironica leggerezza, fornisce elementi che inducono a riscontrare le positività che rassicurano. Complimenti!

  3. Antidoto contro la banalità, via di fuga per la mente e per il cuore “una canzone antica, una voce eterna”. Questa sera ho ascoltato distrattamente tre o forse quattro telegiornali, quelle facce e quelle voci “avvelenamento lento, sicuro dello spirito”. Sono inciampato in questa meraviglia. Grazie

    • grazie Ulderico! mi sono commossa! quasi comincio a pensare di dover continuare a tediarvi con i miei articoli !

  4. Quanto è grave stendere i panni con mollette dello stesso rigoroso colore? Chiedo per un amico!
    Complimenti!
    M.

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