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73 51 88 Kappa, un radioamatore ai tempi del web

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In questo periodo di isolamento sociale oltre al lavoro che si è trasformato in video-lavoro mi è rimasto del tempo libero che dopo qualche giorno si è trasformato in noia. Ho iniziato quindi ad aggiustare cose rotte a casa. Ho riparato una vecchia macchina fotografica, tarato le molle dell’otturatore, incollato le mascherine. Tra le cose abbandonate ho ripreso il mio baracchino radio. Metto l’APT in scan e cerco eventuali radioamatori. Ho trovato qualcosa ma piccole conversazioni. Dal web ho scaricato un’app di una nota casa produttrice di radio mobili. Questa App emula il funzionamento di un baracchino, stessi pulsanti, uguale ricetrasmissione ma di livello globale e non legato alla potenza dell’antenna e al raggio d’azione.

Ho iniziato a collegarmi su varie canalette come ITA06, ITA08 e altre. Ho ritrovato un mondo, uno spaccato di società quasi dimenticata per me. Intanto il gergo da rispolverare. 73 Saluti, 51 Auguri, 88 baci, Kappa Passo la conversazione ad altri in ascolto.

Su ogni canale si sintonizzano vari gruppi di utenti. I camperisti su ITA11, discorsi vari ITA 06.

I nomi utenti sono quelli dell’immaginario camionistico: Squalo, Il Grinta, Roccia, Roxy, Bilico ma anche molte donne Farfallina, ByNight ed altri.

Le discussioni vertono dall’analisi politico sociale di questo momento, contributi geopolitici, approfondimenti su microbiologia virologica ma virano rapidamente su temi neomelodici, classici della canzone italiana, ricette di cucina.

Oggi si discuteva di varie tecniche per imbalsamare cacciagione. Ieri tutti a descrivere mascherine protettive, costi e peculiarità. Informazione insomma da utente a utente come in una rete social.

La discussione viene spesso interrotta dato che ogni utente si autoregola un tempo di pochi secondi. Si passa di palo in frasca con grande facilità , ma spesso si ascoltano pensieri e opinioni di gente comune. Il camionista, l’ingegnere in pensione, la casalinga, l’impiegata della tale ditta, c’è un po’ di tutto.

L’utilizzo che se ne fa è di tipo sociale e chi era appassionato del mezzo molto prima dei social lo è tuttora. Con questo voglio dire che l’età in media sale oltre i quaranta. E’ una grande alternativa alla programmazione televisiva serale. Stare in ascolto di gente lontana che vuole parlare, fare amicizia, condividere quotidianità, le sue polpette al sugo, il ristoro per camionisti, la giornata da infermiere.

Un giro in auto dove si ha il baracchino lasciando a casa moglie e figli davanti a un film che non interessa. Onde radio che da Marconi ad oggi ci fanno parlare, vedere altri, sapere di più di frequenze, periodi, portanti, potenza in Watt, condensatori e induttanze.

E’ la piccola passione per una scienza casalinga che porta a montare in un cantuccio di casa apparecchi di radio-comunicazione o istallare tutto sullo smartphone. L’obiettivo è accorciare distanze e d’altra parte quando si scrivevano lettere di carta i radioamatori si inviavano particolari cartoline di avvenuto contatto, di saluto e non solo.

Il 3 giugno 1928 un radioamatore russo da Arkangelesk a 2000 km dal disastro del dirigibile Italia di Umberto Nobile precipitato sul pack polare raccolse il debolissimo SOS del marconista Biagi che riparò, dopo lo schianto al suolo, la radio di bordo con la grafite di alcune matite a far da resistenza e pezzetti di carta stagnola per i condensatori. Questa è una breve ricostruzione da un film.

Houston, We have a problem: il messaggio di aiuto dall’Apollo 13. E’ questo che mi appassiona.

Sentire chi c’è fuori e sentirsi più vicini.

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