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I conti in rosso delle banche centrali, come è possibile ?

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Su la voce.info il prof. Rony Hamaui  ha pubblicato un brillante articolo relativo alla possibilità che alcune banche centrali, tra cui Bankitalia, chiudano i bilanci dei prossimi anni in profondo rosso.

Quando i conti della Banca d’Italia vanno in rosso

Fantafinanza ? Mica tanto, l’ufficio di bilancio del Regno Unito ha stimato che nei prossimi cinque anni la Bank of England avrà bisogno di 133 miliardi di sterline per coprire le perdite che è destinata ad accumulare a seguito dell’aumento dei tassi d’interesse.

Da noi, paese noto per le tante iniziative di Educazione Finanziaria a cascata, se ne parla poco ma inevitabilmente queste analisi avranno influenza sulle prospettive di Bankitalia e sulla nomina del prossimo Governatore.

Vorrei soffermarmi sull’ultimo periodo dell’articolo relativo alle 170 istituzioni finanziarie che hanno in bilancio azioni Bankitalia. Qualche anno fa ci fu una folle corsa a comprare azioni delle specie: grandi e piccole banche, fondazioni, assicurazioni. Più una pletora di fondi pensione ai primi posti per quote possedute: avvocati, medici, architetti. Chi l’avrebbe mai detto, parte del signoraggio della banca centrale girato a costoro.

Fa ora impressione leggere il numero di 170 alla luce dell’articolo. Tanti soggetti, l’ossatura del sistema finanziario italiano, con una valanga di finanza (tossica ?) lì pronta a scaricarsi a valle sulle nostre teste, ovviamente.

E’ un punto micidiale perchè molte di esse hanno contato sul generoso rendimento, pari al 6 per cento l’anno, per stabilizzare il reddito o per tappare i buchi di bilancio. Un’altra droga somministrata al nostro poco brillante sistema bancario. E ora ? Gli azionisti delle banche sono consapevoli di quel che sta accadendo e dei relativi rischi ?

Ovviamente le cose sono state realizzate in modo funzionale e l’istituto di diritto pubblico ha pensato a un sistema organico di assicurazione e tutela nel tempo per i propri azionisti.

Dal bilancio 2021 di Bankitalia si legge con malcelato senso di soddisfazione che tutto è in ordine e tranquillo perchè è stato stabilizzato il sistema di governo.

Le altre passività includono anche la speciale posta – alimentata in sede di ripartizione degli utili netti ai sensi dell’art. 38, comma 2, lett. b), dello Statuto – finalizzata a stabilizzare nel tempo l’ammontare di utile netto corrisposto ai Partecipanti nell’ambito della vigente politica di distribuzione dei dividendi.”

“Alla chiusura dell’esercizio 2021 nel novero dei Partecipanti rientravano ancora (a livello consolidato e individuale) 3 soggetti con un numero complessivo di 48.526 quote, superiori al limite del 3 per cento stabilito dalla legge. La legge di bilancio per il 2022 (L. 234/2021, comma 715) ha innalzato il limite di partecipazione dal 3 al 5 per cento, con decorrenza dal 1° gennaio 2022. A seguito delle transazioni stimolate dal provvedimento legislativo, alla data del 19 febbraio 2022 non risultavano più quote eccedenti.”

Per concludere queste brevi riflessioni, aggiungo un mio personale punto di vista partendo propio dal sito BI, relativo ai partecipanti: la lista dei soggetti, il valore e i limiti di partecipazione.

https://lnkd.in/dbD3B5dn

Tutto in ordine, come detto, anche se pochi si sono accorti di come è cambiata la proprietà della banca centrale italiana, che, si legge sempre sul sito, è un istituto di diritto pubblico.

Ma come, se le azioni sono distribuite come da lista ?

Chiunque a questo punto può fare le sue considerazioni, tuttavia sta emergendo un singolare conflitto di interesse. Finora nel tritacarne del dibattito su Bankitalia si è sempre argomentato che la presenza delle banche nel capitale potesse influenzare la conduzione della politica monetaria e della vigilanza. Non l’ho mai pensato. Innanzitutto ora la politica monetaria è appannaggio della BCE che si è ancorata al totem del 2 per cento mentre per la vigilanza le tante crisi bancarie hanno dimostrato l’enorme difficoltà di controllarle: ad impossibilia nemo tenetur.Più che ad una vigilanza preventiva abbiamo assistito ad una vigilanza sui cold case, cioè a risolvere gli innumerevoli fallimenti, questi sì girati alle finanze pubbliche. Questo in nome di cosa sarebbe accaduto se fosse stata liquidata una banca, un mare di guai per tutti.

Invece viene da chiedersi se il conflitto di interessi non si nasconda da qualche altra parte, per esempio, nelle pieghe del bilancio, allorquando si debba decidere come distribuire gli utili (o le perdite) tra Stato e partecipanti/banche e altri.

Di chi è dunque il reddito da signoraggio in Italia ? Del Re, dei feudatari che nel tempo che fu lottarono per strapparlo al sovrano, dei privati, di noi cittadini ? Un pò per ciascuno ? Mah, per ora confesso di non averlo capito.

La guerra però sarà lunga e dura perchè con l’euro digitale le banche centrali entreranno in competizione con le banche commerciali che emettono moneta bancaria e il signoraggio crescerà. Saremo noi cittadini disposti a guardare queste profonde trasformazioni senza riflettere sulle conseguenze, limitandoci a subirle ?

In altri paesi queste preoccupazioni sono già evidenti.  Nel caso della Svezia, che non rientra nell’area euro e ha mantenuto la corona, il reddito da signoraggio si è annullato, diventando addirittura negativo. Ciò deriva dal fatto che gli svedesi stanno abbandonando l’uso del contante a favore dei sistemi di pagamento digitali. La fuga dal contante mette in crisi l’architettura della politica monetaria e del signoraggio, costruito nel secolo scorso.

E in Italia che cosa accadrà, tra signoraggio, euro digitale, BCE e banca centrale italiana ? Di certo, i 170 cavalieri della moneta lotteranno strenuamente per non farsi strappare la rendita stabilizzata per bene.

 

 

 

 

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