Home Recensioni Quindici riprese e Pasolini va KO

Quindici riprese e Pasolini va KO

1220
0

Cinquant’anni di studi

Una cinquantennale accanita infedeltà: Pier Paolo Pasolini è stato per Walter Siti prima un oggetto di studio accademico, poi una palestra critica, quindi un classico di cui curare un monumentale progetto editoriale (le quindicimila pagine in dieci tomi dei “Meridiani” Mondadori), infine un vizio a cui tornare. Ma soprattutto è stato un inesauribile sparring partner; lo ha combattuto, odiato, imitato senza volere, ha scontato l’angoscia dell’influenza. In questo volume Siti raccoglie finalmente tutti i suoi saggi pasoliniani, dal 1972 a oggi, con scritti ad ampio raggio e altri più specifici o occasionali. Il Pasolini di Walter Siti vale più nel complesso che sull’opera singola. Poeta nativo, sociologo per amore, intellettuale appassionato; sempre pronto a ributtare sul piatto la vincita, sempre in lotta con l’impotenza dello scrittore. Ciò che, sorprendentemente, emerge in queste pagine è una visione unitaria, un ritratto multiforme capace di tenere insieme la miriade di contraddizioni che hanno caratterizzato Pier Paolo Pasolini. Un’interpretazione originale e che matura progressivamente di uno dei nostri autori novecenteschi più polemici e discussi, in grado di attrarre, come è stato per Siti, chi voglia riflettere sui rapporti intricati tra letteratura e vita. Ma questo libro prende anche, in qualche modo, le sembianze di un addio. L’addio di uno scrittore a un’ossessione, uno specchio deformante, una pietra d’inciampo. Un addio inevitabile, forse doloroso, senz’altro liberatorio. (Dalla seconda di copertina)

L’editore Rizzoli pubblica questo interessantissimo, ma poco godibile, saggio su Pasolini Quindici riprese ad opera di Walter Siti, scrittore e accademico nonché amico e grande conoscitore del poeta. In oltre 400 pagine per 20 euro lo demolisce per liberarsi da questa autentica ossessione che lo avvilisce da decenni: il mito pasoliniano. Per certi versi è una opera benvenuta nell’anno del centenario della sua nascita che vede una inarrestabile filiera di pseudo letteratura, film, convegni, iniziative per commemorare uno dei miti del novecento, uno scrittore maledetto, un polemista, un poeta civile, un regista da scandalo. Piu’ vituperato che amato in vita, in effetti oggi rischia di trasformarsi in un gadget da mettere nel presepe a Natale. E vi è poco da nascondere nel libro poiché tutto ruota intorno alla omosessualità di Pasolini e a quella dichiarata fin dalle prime pagine dall’autore del libro, Siti. Alberto Moravia aveva calcolato che Pasolini quasi ogni giorno aveva un rapporto sessuale per decenni e decenni. Interessa davvero anche oggi? E interessa pure che non riusciva a controllare la sua orgiastica capacita’ di scrivere, oltre 20.000 pagine ? Dal libro che ho letto egli ci appare narciso e malato di erotismo nel suo errare umano e cialtrone nei suoi scritti per i tanti refusi, per le citazioni sbagliate, per i riferimenti letterari esageratamente rivolti al lettore affinché si capacitasse della sua erudizione.

Il libro quindi è un caleidoscopio di articoli che Siti ha pubblicato nel tempo e non ha una struttura lineare ma raccogliticcia. Difficile farne una sintesi. Ci provo non tanto per invogliarne la lettura ma per spingere le nuove generazioni ad accostarsi a Pasolini senza pregiudizi. Oggi è possibile, almeno credo, per provare a catturarne l’originalità di pensiero e la sua attualità eversiva non ancora seppellite dall’oblio del tempo.

Vita e letteratura sono il binomio per avvicinarsi a Pasolini. Non vi e’ discontinuita’ in Pasolini ma una adesione convinta ai personaggi che ha raccontato, ai borgatari, ai potenti, ai borghesi, ai politici. La sua visione del mondo prefigurava la perdita di identita’ del passato agricolo del paese senza che la borghesia fosse pronta a costruire una nuova coscienza civile e moderna. E’ un peccato esiziale non aver capito che nei suoi scritti, nei suoi film si giocava parte del destino dell’Italia.Abbandonato il piccolo mondo antico ci avviavamo a sposare un becero consumismo, che generava classi dirigenti che, per contrappasso, facevano rimpiangere il fascismo. L’atteggiamento di rifiuto del potere in quanto manipolatore e ingannevole si traduceva poi nella accusa delle stragi di Stato e nella richiesta di voler processare la Democrazia Cristiana. Tutto molto attuale e previsto dal grande scrittore: l’assenza di una guida politica per anni ha generato i tanti mostri che ancora oggi affollano il ridotto in cui va in scena la tragica commedia del nostro paese.Almeno da questo, bisogna riconoscerlo, egli ne prese la dovuta distanza.

 

Previous articleL’uguaglianza nei libri e sui muri
Next articleUnitevi alla battaglia per il Reddito alimentare

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here