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Non basta la coscienza ambientale. Non c’è cambiamento senza conoscenza

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L’Accademia di Platone, Mosaico. Museo Archeologico Nazionale, Napoli

Chi segue i miei articoli o le brevi riflessioni che pubblico sulla pagina Facebook “Arboricoltura Urbana” (https://www.facebook.com/arboricolturaurbana/) sa che spesso comincio citando autori del passato o del presente o chiudo le mie presentazioni ai convegni con citazioni e/o aforismi di personaggi famosi. Non è, il mio, uno sfoggio di cultura (che non ho, avendo fatto studi tecnici) ma, semplicemente, un uso di frasi che leggo nei libri, o che sento citate nei vari convegni o, seppur raramente, in televisione, che mi sembrano attuali e, talvolta adattate, perfette come incipit o come metafora di qualche ragionamento.

Una citazione errata di Pasolini

In questi giorni mi ha colpito una citazione di Pasolini sentita in radio. Che poi ho scoperto essere errata anche se, in quel momento, suonava perfetta, tanto che, parafrasandola l’ho scelta come titolo di questo articolo. Nel cercarla, mi sono imbattuto in un’altra sua citazione: «La vita consiste prima di tutto nell’imperterrito esercizio della ragione. Meglio essere nemici del popolo che nemici della realtà» da I giovani infelici. Lettere luterane, 1975.

Pur essendo stata scritta 42 anni fa questa frase mi è parsa straordinariamente attuale. Meglio dire la verità, piuttosto che una surrettizia bugia, che piace però alla massa. Penso a quante volte, negli ultimi tempi, si sono propagate campagne di mistificazione della scienza e con bizzarre argomentazioni si è cercato di negare conquiste incontrovertibili solo per guadagnare visibilità o ingraziarsi potenziali elettori o, più semplicemente per aumentare gli introiti pubblicitari.

Sembra assurdo che adesso si debba perdere tempo in quello che nel linguaggio dell’epoca di internet è conosciuto come Debunking” (demistificazione). Non mi addentro in questa tematica perché non la conosco, ma è basata, secondo alcuni studiosi sulla teoria del “Cono di Dale o “Cono dell’apprendimento molto citato, fin dal 1946, anno in cui fu reso pubblico, riguardo alla capacità di memoria e di apprendimento dell’uomo.

Il cono di Dale

Secondo molti autori il Cono di Dale sostiene che le persone ricordano il 10% di ciò che leggono, il 20% di ciò che ascoltano, il 30% di ciò che vedono, il 50% di ciò che ascoltano e vedono, e così via, ed è difficile se non impossibile cambiare i sistemi di credenza della gente.

La “costruzione di un’opinione” nella mente di ogni persona si basa, infatti, su processi mentali complessi che hanno operato magari per molto tempo, come descritto nel “Manuale della demistificazione.Come sfatare i miti della disinformazione” di John Cook e StephanLewandowsky

(https://skepticalscience.com/docs/Debunking_Handbook_Italian.pdf).

Quindi non si può pensare che sia possibile modificare un’opinione rapidamente, dato che essa si è depositata nella memoria di lungo termine e viene continuamente rafforzata da distorsioni della valutazione causate dai pregiudizi (bias cognitivi) e da scorciatoie mentali.

Da che cosa originano le conoscenze

Ai miei studenti, nella prima lezione, dico che vedere, guardare e osservare sono tre azioni che implicano l’uso del medesimo senso (la vista) e stimolano i medesimi organi (gli occhi e il cervello), ma il percorso dello stimolo sensoriale è diverso e il messaggio viene trasmesso a recettori diversi. Così come sentire e ascoltare per l’udito. Come ragionare, pensare e immaginare, per la facoltà intellettiva, anche se implicano diverse raffigurazioni del pensiero.

Ma cosa c’entra questo con l’ambiente? C’entra eccome. Le conoscenze che derivano dalla ricerca potrebbero portare a una “nuova città”, ma le informazioni errate e condivise senza che ne venga messa in discussione la correttezza (se l’ho trovato su Google è vero!), rischiano di costruire realtà distorte limitando o addirittura annullando la capacità generativa delle acquisizioni scientifiche. Il cambiamento, ora più che mai necessario, ma impedito o rallentato da interessi di parte, spesso manovrati da “persuasori occulti” il cui solo interesse è la conquista del potere non è reale cambiamento. Non è pensabile di poter progredire cristallizzando il passato. Lo si deve preservare, ma la città deve crescere, cambiare, trasformarsi per diventare veramente “smart”, sostenibile e resiliente.

Con questo non voglio assolutamente dire che una ricerca su Google non sia valida, anzi. Io stesso uso Google diverse volte al giorno per le mie ricerche. È semplice, veloce e ha le risposte che cerco (ma spesso tendiamo a scartare le opinioni e gli assunti opposti ai nostri). Nel 1957, Packard, uno scrittore americano, pubblicò il libro “I persuasori occulti”, azzardando alcune ipotesi che, a distanza di oltre 60 anni, hanno trovato piena conferma. Packard sosteneva che i metodi di persuasione occulta non saranno applicati solo al mercato e alla vendita dei prodotti, ma saranno usati anche in un settore della vita sociale forse ancora più delicato: la politica e le scelte elettive dei cittadini. Packard arrivò a a ipotizzare, pur non avendo alcun indizio sull’invenzione del Web, l’uso di tecniche di ingegneria sociale politica come passo successivo ed evoluto nel manipolare le persone. 

Il pensiero critico

Attraverso l’analisi testuale dell’informazione online emerge un quadro complesso dove i media presentano un’informazione destrutturata che difficilmente è in grado di far emergere un pensiero critico. Gli articoli restituiti dalla ricerca online presentano i dati, le interviste, le dichiarazioni, senza che ci sia un approfondimento capace di creare senso critico in chi legge. È tipico dell’informazione web (e non solo) fornire il dato senza approfondire il contesto. Ne consegue che il quadro che emerge risulta frammentato, superficiale e spesso artatamente fuorviante.

Questo vale anche per la crisi ambientale che stiamo vivendo e che richiede uno sforzo enorme e, soprattutto, congiunto. Ecco perché ho scelto come titolo di questa riflessione “Non basta la coscienza ambientale. Non c’è cambiamento senza conoscenza”. Avere una coscienza ambientale è encomiabile, ma è necessario avere una vera conoscenza dell’ambiente che non può prescindere dalle scienze che se ne occupano a vario titolo.

Pensare e agire a comportamenti stagni, preferendo lo scontro al dialogo, non porta certo a risultati tangibili. Non possiamo fermare il progresso. Salvaguardare e conservare il nostro patrimonio è fondamentale, ma non può e non deve voler dire imporre scelte anacronistiche che non tengono conto del cambiamento non solo storico, sociale, economico e, dal mio punto di vista, climatico e ambientale.

Viviamo in un’epoca di straordinari progressi. Mai in tempi precedenti abbiamo vissuto più a lungo e in buona salute. Tuttavia, le sfide che dovremo affrontare nelle decadi a venire sono molte, a cominciare dal cambiamento climatico. Queste sfide possono essere combattute sì, con la coscienza, ma soprattutto con la conoscenza. I progressi più recenti sono stati resi possibili dalla scienza e dalla tecnologia. In particolare dall’ingegnosità e dalla perseveranza di singoli, che lavorassero per sé stessi, per le università o per le aziende.

Ovviamente il progresso non è dominio esclusivo degli scienziati. Vorrei però cogliere l’occasione per sottolineare il loro contributo e il modo in cui spesso hanno dovuto superare gli ostacoli, spinti da curiosità, perseveranza e desiderio di contribuire al progresso civile. Sebbene molti restino sconosciuti al grande pubblico, non c’è dubbio che hanno avuto un enorme impatto sullo sviluppo di una società più sana, più sostenibile e prospera. Ogni giorno gli scienziati di tutto il mondo si sforzano di fornire risposte alle sfide globali, facendo grandi sforzi e facendo enormi sacrifici personali per risolvere le sfide del nostro tempo.

Il cartone animato dei Pronipoti

Vi ricordate il cartone “I pronipoti” ideato da Hanna e Barbera nei primi anni ’60? Vi erano rappresentate cose che all’epoca sembravano magiche come i videotelefoni, le sveglie parlanti, i televisori a schermo piatto, una specie di connessione Internet e persino i robot per pulire la casa. Tutti sono realtà oggi, grazie alla scienza.

Ma c’è di più. Grazie alla decodifica del genoma umano siamo sull’orlo di scoperte mediche che possono estendere la nostra aspettativa di vita e abbiamo appena iniziato a esplorare il cervello umano per trovare risposte all’Alzheimer e alla demenza. La scienza potrà anche fornirci una nuova rivoluzione industriale, in cui non bruceremo più combustibili fossili o utilizzeremo derivati petroliferi per i materiali. Possiamo sviluppare nuove forme di energia e materiali verdi e puliti. E gli scienziati potranno anche aiutarci a trovare risposta alla sfida di nutrire 9 miliardi di persone entro il 2050.

Molti scienziati sono eroi non celebrati del nostro tempo. Lavorano in relativo anonimato, eppure ci ispirano facendo una differenza positiva per la nostra società. Per avere un reale impatto sociale e ambientale, credo che la scienza dovrebbe consistere in uno sforzo veramente collaborativo, un’innovazione aperta e non qualcosa da guardare con sospetto. Perché, ripeto, non c’è cambiamento vero senza conoscenza. 

I ricercatori sono coloro che sono impegnati a superare i confini della conoscenza, che non smettono di provarci, anche quando all’inizio falliscono.

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