Home Sostenibilità Breve storia dei diritti degli animali

Breve storia dei diritti degli animali

2682
0
Tempo di lettura:otto minuti. Test di leggibilità**.

Il primo atto giuridico a favore degli animali

Nel 1679 re Carlo II d’Inghilterra emanò l’Habeas Corpus Act che, dopo quattro secoli e mezzo dava forza di legge all’articolo 15 della Magna Charta Libertatum. L’habeas corpus sanciva che:

nessun uomo libero potrà essere arrestato, imprigionato, privato dei suoi beni, proscritto, esiliato o in altro modo punito, né noi useremo la forza nei suoi riguardi, né comanderemo ad altri di compiere tali atti, se non in virtù di un legittimo giudizio dei suoi pari o in applicazione della legge del paese.

La questione che discuteremo presto sarà l’estensione del principio dell’habeas corpus agli animali. Sta infatti succedendo qualcosa di significativo nel rapporto degli animali con la legge.

Con l’aiuto di un reportage realizzato dallo staff di “The Economist” desideriamo rendervene conto. Si dice che tra non molto vi sarà un nuovo status giuridico degli animali. Potrebbe essere la prima pietra per la costruzione di un codice civile, e successivamente anche penale, degli animali.

Ha ormai due secoli il Martin’s Act (1822), primo provvedimento legislativo a tutela di un gruppo di animali utili all’uomo. Lo incoraggiarono due noti filantropi inglesi, Thomas Buxton e William Wilberforce e lo promosse il deputato irlandese Richard Martin. Il Parlamento inglese lo approvò come “Act to Prevent the Cruel and Improper Treatment of Cattle”.

Recitava: “Qualsiasi persona che arbitrariamente e crudelmente abbatta, abusi o maltratti uno qualsiasi di questi animali, se trovato colpevole, pagherà una multa da un minimo di 10 scellini a un massimo di 5 sterline oppure, in caso di indisponibilità della somma, a reclusione fino a 3 mesi.

Gli animali da tutelare erano: cavallo, giumenta, castrone, mulo, asino, bue, mucca, giovenca, manzo e pecora.

Un elefante speciale

Bill Burn fu il primo condannato della storia per violenza sugli animali. Questa stampa è la caricatura del processo secondo il Martin’s Act. Un asino, che ha deposto il proprio pesante fardello, viene condotto proprio dal parlamentare Richard Martin a denunciare davanti alla corte i torti subiti dal padrone. Il quale rivolge anche un gesto di scherno al povero animale.

Uno dei principi giuridici fondanti per ottenere lo status legale di “persona” è che il soggetto abbia consapevolezza di sé, riesca cioè a riconoscere se stesso.
Per la maggior parte degli animali, come per i neonati umani, è un test pressoché impossibile da superare.
C’è invece riuscita un’elefantessa di origine thailandese di nome Happy, tenuta in cattività negli Stati Uniti.

Happy ha superato il “mirror self-recognition test”, considerato un indicatore di autocoscienza.

Gli scienziati le hanno dipinto una grossa croce bianca sopra l’occhio sinistro e l’hanno poi posta di fronte a uno specchio.

Happy ha ripetutamente toccato con la proboscide il segno sopra l’occhio, dimostrando di riconoscersi nella sua forma riflessa. È subito diventata una sorta di celebrità scientifica e adesso lo sta diventando anche dal punto di vista del diritto.

 Il 14 dicembre 2018 un tribunale dello stato di New York ha discusso un’istanza volta a riconoscere a Happy lo status di habeas corpus. Steven Wise, l’avvocato di Happy, ha sostenuto che, come essere consapevole di sé, Happy ha diritto alla piena protezione della legge.

L’habeas corpus animale secondo Peter Singer

Sul tema è intervenuto anche il filosofo australiano, oggi docente a Princeton, Peter Singer, unanimemente riconosciuto come il teorico degli animal rights fin dal suo primo e più famoso libro, Animal Liberation.
Singer si è chiesto, prima di tutto, che cosa sia una persona. Seguiamo brevemente il suo ragionamento:

“Cos’è una persona? Possiamo risalire al diritto romano e mostrare che il termine non era limitato agli esseri umani. I primi teologi cristiani discutevano sulla dottrina della Trinità — che Dio è “tre persone in una”. Se “persona” significasse “essere umano”, quella dottrina sarebbe chiaramente contraria alla credenza cristiana, poiché i cristiani affermano che solo una di quelle persone, il figlio, è stato un essere umano.
Nell’uso contemporaneo, nei film di fantascienza, non abbiamo difficoltà a comprendere che gli alieni come gli extraterrestri in E.T. o i Na’vi in Avatar, sono persone, anche se non appartengono alla specie Homo Sapiens”.

Leggendo il lavoro di scienziati come Jane Goodall o Dian Fossey, non abbiamo difficoltà a riconoscere che per loro le grandi scimmie sono persone. Hanno relazioni strette e complesse con gli altri membri del loro gruppo. Si addolorano per la perdita dei propri cari. Sono esseri auto-consapevoli, capaci di pensare. La lungimiranza consente loro di pianificare azioni. Possiamo persino riconoscere i rudimenti dell’etica nel modo in cui rispondono ad altre scimmie che non sanno restituire un favore.

Animali: quali diritti

Contrariamente alle caricature che fanno gli oppositori di questa causa, dichiarare uno scimpanzé una persona non significa dargli il diritto di votare, frequentare la scuola o fare causa per diffamazione. Significa semplicemente riconoscergli il diritto fondamentale di avere una posizione legale, piuttosto che essere considerato un semplice oggetto.

Purtroppo la corte di New York nel giugno del 2017 con una votazione netta di 5 a 0 ha respinto l’istanza di trasferire lo scimpazé Tommy a un santuario della Florida, perché gli scimpanzé non hanno personalità giuridica.  In qualche modo ha riconosciuto la propria incompetenza a decidere sull’argomento, perché  spetta ai legislatori definire quali siano i diritti degli animali.

Una linea, questa, tenuta anche in appello, quando il tribunale non ha accettato il ricorso degli animalisti, riconoscendo “la inadeguatezza della legge come veicolo per affrontare i difficili dilemmi etici insiti nella questione”.

Uno dei giudici, però, ha dichiarato di ritenere errato l’argomento principale usato per negare lo status di habeas corpus al primate. Cioè che gli scimpanzé non hanno la capacità di svolgere atti con valenza legale e quindi di poter essere titolari delle loro azioni. Come ha sottolineato il giudice dissidente:

“Lo stesso principio è vero per i bambini umani e gli adulti umani in coma, ma nessuno supporrebbe che sia improprio cercare un atto di habeas corpus per conto del proprio bambino o del proprio congiunto in coma”.

Nonostante Tommy non abbia tratto alcun vantaggio da questa sentenza, gli animalisti l’hanno considerata un grande passo in avanti per la causa.

Altri passi in avanti

Un tribunale negli Stati Uniti ha deliberato che, in caso di divorzio, l’affidamento degli animali di famiglia debba essere equiparato a quello dei figli e non a quello delle cose di proprietà.
Negli ultimi decenni, la scienza sulla cognizione animale ha cambiato il modo in cui le persone guardano alle altre specie che popolano il pianeta.

I ricercatori hanno scoperto che molti animali hanno emozioni, sono intelligenti e hanno comportamenti cognitivi una volta considerati prerogativa esclusiva degli esseri umani.

Ma la legge è cambiata lentamente, e per certi versi, è stata appena toccata da queste scoperte scientifiche. La maggior parte dei sistemi legali tratta gli argomenti di legge in termini di persone o di proprietà. Non c’è una terza categoria. Le personalità giuridiche possiedono protezioni garantite da diritti. La proprietà no. Poiché gli animali domestici sono beni economici, la legge ha sempre considerato gli animali come proprietà.

I difensori dei diritti degli animali affermano che è giunto il momento di cambiare questo argomento, asserendo che è giustificato dalla scienza e dal crescente consenso. Gli oppositori rispondono che dare diritti agli animali non solo sarebbe un passo senza precedenti ma, cancellando le distinzioni tra loro e le persone, minerebbe le basi giuridiche che regolano la vita sociale sulla Terra.

Le leggi sul benessere degli animali

Per anni, gli animalisti hanno sponsorizzato le leggi sul benessere degli animali. A novembre 2018, gli elettori della California hanno approvato un’iniziativa popolare che richiede spazi minimi più ampi per gli animali allevati in batteria. Negli ultimi dieci anni, dopo l’Unione Europea, l’India, la Colombia, Taiwan, sette stati brasiliani e la California hanno bandito tutti i test cosmetici sugli animali. New York e Illinois hanno vietato gli elefanti nel circo, mentre gli elettori della Florida hanno vietato le corse dei levrieri.

Recentemente, gli animalisti hanno cercato di far estendere le leggi sul welfare animale in nuovi Stati. In Iowa, l’Animal Legal Defense Fund ha citato in giudizio uno zoo privato per aver infranto la legge che protegge le specie minacciate di estinzione e gli animali selvatici. Ha vinto, e il Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti ha revocato la licenza allo zoo.

La stessa organizzazione, visto che la legislazione dell’Oregon consente alle vittime di violenza di intentare causa di risarcimento, ha aperto una causa per i danni procurati a un cavallo da corsa di otto anni che era stato trovato assiderato e malnutrito e il cui proprietario era già stato condannato per negligenza. La causa per risarcimento è stata respinta, ma è stata appellata.

Almeno otto nazioni, inclusa l’UE (in uno dei suoi documenti fondamentali, il Trattato di Lisbona) e la Nuova Zelanda hanno scritto nel loro corpo giuridico che gli animali sono esseri senzienti. Queste “leggi senzienti” hanno avuto però poco impatto.

Nessun caso è stato portato finora davanti a un tribunale in Nuova Zelanda. Ma ci sono stati tre stati americani che hanno approvato leggi sulla custodia degli animali, conferendo al principio di essere senziente un significato pratico.

Per alcuni animalisti, perfezionare le leggi esistenti sul benessere, o scriverne di nuove, non è abbastanza. Dicono che tali leggi non proteggono gli animali dalla cattività e dallo sfruttamento e che alcune specie intelligenti, come le grandi scimmie e gli elefanti, non dovrebbero essere trattate come proprietà, ma come esseri dotati di diritti.

Gli animali in tribunale

Il recente libro di John Akwood edito da goWare (2019) fa il punto sulla questione animale e il veganismo. In sette brevi scritti il sopra citato filosofo Peter Singer spiega con candore e umiltà le ragioni dell’etica animale e del veganismo.
Un saggio di Leonardo Caffo affronta analiticamente alcuni problemi fondamentali dell’etica animale, analizzando le tendenze contemporanee della riflessione filosofica e dei movimenti di liberazione animale. Infine è riprodotto il famoso saggio di Derrida sullo sguardo del suo gatto.

 

Ci sono storie in cui gli animali sono comparsi in tribunale come imputati.

A Clermont Ferrand, in Francia, un maiale fu processato per aver ucciso e mangiato la figlia di Jehan e Gillon Lenfant il giorno di Pasqua del 1494. Fu condannato alla pena capitale e messo a morte per strangolamento.

Ad Autun, all’inizio del XVI secolo, Bartolomeo Chassenée difese i ratti contro l’accusa di distruggere il raccolto di orzo. Riuscì a convincere i giudici ecclesiastici che i topi potevano ignorare legalmente la convocazione perché per loro sarebbe stato pericoloso intraprendere il viaggio per recarsi in tribunale.

Ciò che è oggi cambiato rispetto al passato è che gli animali sono i querelanti piuttosto che gli imputati e gli avvocati piuttosto che essere i difensori sono i pubblici ministeri che chiedono il riconoscimento dello status di persona per questi esseri non umani.

Questa richiesta non è così inverosimile come potrebbe sembrare. Una persona giuridica può anche non essere umana. Le società commerciali sono da lungo tempo persone giuridiche, in grado di agire in tribunale a pieno titolo.

Nel 2017 la Nuova Zelanda ha conferito personalità giuridica al fiume Whanganui, al fine di rafforzare il potere dei Maori nell’intento di proteggerlo.

Nello stesso anno, l’Alta Corte dello stato indiano di Uttarakhand ha conferito personalità giuridica ai fiumi Gange e Yamuna che scorrono sul suo territorio, sebbene questa sentenza sia stata poi annullata dalla Corte Suprema dell’India.

Un selfie imbarazzante

Gli attivisti del trattamento etico degli animali (PETA), un gruppo molto attivo, hanno fatto causa a un fotografo, David Slater. Mentre stava facendo un servizio fotografico sui macachi ha dato la macchina fotografica a uno di loro che è riuscito a farsi un selfie di cui Slater ha iniziato a vendere i diritti di riproduzione.

La PETA ha portato in tribunale il fotografo con l’accusa di aver violato la proprietà intellettuale del machaco autoritrattosi nella foto. La causa è stata respinta dalla giuria per incompetenza. “Non siamo noi coloro a cui rivolgersi. Questo è un problema per il Congresso e per il Presidente. “

Il selfie scattato dal machaco del parco di Tangkoko.

Altri casi sono andati oltre. Nel 2013 il ministro indiano per l’ambiente ha affermato che i cetacei (in particolare delfini e balene) sono “persone non umane” con “i loro specifici diritti”, imponendo ai governatori degli Stati di respingere qualsiasi richiesta volta a usare questi animali per scopi di intrattenimento.

L’anno seguente, la Corte Suprema dell’India ha stabilito che la Costituzione riconosce il diritto alla vita a tutti gli animali, sebbene possano ancora essere considerati una proprietà.

Il caso riguardava l’uso di una pratica chiamata jallikattu, in base alla quale gli uomini potevano domare i giovani tori attraverso la mutilazione.

La Corte Suprema ha deliberato che “ogni specie ha il diritto alla vita e alla sicurezza [e] –che la vita — significa qualcosa di più della mera sopravvivenza … o del mero valore strumentale per gli esseri umani”. La sentenza non ha per il momento mutato lo status degli animali come proprietà, dato che dovrà essere il parlamento a varare leggi ad hoc.

In Brasile, nel 2005, le organizzazioni per i diritti degli animali hanno chiesto l’habeas corpus per Suiça, uno scimpanzé tenuto in uno zoo. Purtroppo l’animale è morto prima della sentenza, sollevando così i giudici da una decisione difficile.

Nel 2007 gli attivisti austriaci hanno fatto richiesta di custodia legale di Hiasl, uno scimpanzé liberato da un laboratorio farmaceutico. Il caso si è concluso con la Corte europea dei diritti dell’uomo che ha respinto la richiesta.

Ci sono stati anche tentativi di riconoscimento per lo status di habeas corpus. Nel 2015 un tribunale di New York lo ha riconosciuto per due scimpanzé, Hercules e Leone. Il giorno seguente, però, il giudice ha cambiato la motivazione della sentenza cancellando ogni riferimento all’habeas corpus. Un altro tribunale di New York ha respinto richieste simili per Tommy e Kiko, altri due scimpanzé.

Una storia lieto fine?

Negli ultimi anni, gli avvocati specializzati in diritti degli animali hanno iniziato a vincere cause.

Nel 2014 una corte argentina ha deliberato che Sandra, un orango tango dello zoo di Buenos Aires, era una persona non umana. Dato, però, che quella corte doveva trattare il caso come crudeltà sugli animali, quella è stata una decisione sul benessere animale, non sull’habeas corpus.

La vittoria più significativa è arrivata nel 2016, quando un giudice di Mendoza, Argentina, ha stabilito che Cecilia, uno scimpanzé, era una persona non umana, arbitrariamente privata della libertà, essendo segregata nello zoo della città. La corte ordinò di portare l’animale in una riserva in Brasile, dove è tutt’oggi. È stata la prima sentenza del genere.

Nel 2017 è arrivata un’altra sentenza molto importante. La Corte Suprema della Colombia ha stabilito che Chucho, un orso dagli occhiali, è una persona non umana e ha ordinato di portarlo nella riserva naturale di Barranquilla.

Finora, tranne che in Sud America, il rigetto dei diritti legali degli animali è stato all’ordine del giorno. La questione è che non è chiaro quali specie dovrebbero essere protette dalla legge e quali diritti dovrebbero essere riconosciuti. Per esempio, dare diritti alle grandi scimmie potrebbe ostacolare la ricerca medica; come pure riconoscere ad alcuni animali diritti, per quanto limitati, potrebbe aprire la porta a non essere macellati.

Il risultato è che “la legge è un mosaico”, ha affermato Kristen Stilt, che insegna diritto animale alla Harvard Law School. Come disse il giudice nel caso di Tommy, “alla fine dovrà essere affrontata la questione centrale per la legge. Un animale è una persona o una proprietà, cioè una cosa?” Nel frattempo, Happy attende la sentenza del tribunale in isolamento, uno stato innaturale per un’elefantessa. La giustizia anche per gli animali ha i suoi tempi.

Previous articleA chi appartiene Kafka
Next articleLa riforma delle regioni. L’erba del vicino è sempre più verde

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here