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L’imbarazzante lettera della BCE all’Italia sul contante

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Qualcuno in vena di ironia direbbe che un fantasma sottoforma di lettera si aggira per l’Italia. È datata 13 dicembre 2019 e solo ora è venuta, tramite social, a conoscenza del pubblico, non avendo ricevuto a suo tempo particolare evidenza sui siti ufficiali delle istituzioni italiane.

Eppure è indirizzata dalla BCE (è firmata da Yves Mersh, membro del comitato esecutivo) alle principali autorità pubbliche italiane (Presidenti di Camera e Senato, Ministro dell’Economia, Governatore della Banca d’Italia) e all’Alto Commissario Europeo per gli affari economici e finanziari (che, come noto, è italiano) e riguarda un argomento di interesse generale come le politiche di abbattimento dell’uso del contante.

Senza buttarla in polemica come sembra fare la parte politica che l’ha diffusa, è una comunicazione di estremo interesse, perché dimostra le distanze con le quali il Paese si muove rispetto alle Autorità europee e alle sue linee di pensiero.

La lettera (la si può leggere cliccando qui ) consta di ben cinque pagine ed è articolata in sette punti, che esprimono argomentati suggerimenti critici sull’operato del Governo in materia. Si conclude con l’invito a tenere conto del contenuto in sede di conversione in legge del decreto attinente. Nella conversione avvenuta a fine anno non ci risulta che ciò sia avvenuto.

Proviamo brevemente a commentarli, questi punti, anche perché su certe posizioni Economia&FinanzaVerde ha espresso in più di una circostanza proprie opinioni, che, con soddisfazione, risuonano nella missiva della BCE.

La lettera si apre con il richiamo a non disattendere la procedura prevista di consultare in via preventiva le autorità europee in merito a provvedimenti sul contante, lamentando che in passato le medesime autorità non erano state in più circostanze contattate.

Venendo al merito, Bce sottolinea che l’accettazione nei pagamenti del contante costituisce la norma e che disposizioni restrittive alla sua circolazione, attraverso limiti quantitativi, hanno spazio, a condizione che gli strumenti alternativi non incidano sul grado di inclusione delle parti più deboli della popolazione. Vale a dire che le limitazioni non debbono costringere le persone a ricorrere a mezzi di pagamento più costosi. Era l’argomento del nostro articolo Lo stato di polizia e il contante. Ne fanno anche una questione di proporzionalità del limite nel senso che è veramente difficile capire la politica delle Autorità italiane, fortemente oscillante tra i 10.000 euro di anni fa e la soglia di 1.000 euro, che sarà valida fra pochi mesi.

La lettera richiama poi il fatto che la politica europea è indirizzata all’ampliamento dei prodotti, come il conto di pagamento, e dei servizi di pagamento elettronici, proprio nell’ottica della inclusione. La mancata offerta del conto di pagamento da parte delle banche italiane è un fatto sul quale abbiamo richiamato più volte l’attenzione. Si vedano gli articoliSaperne di più sul conto di pagamento e Il conto di pagamento si rianima.

Il documento aggiunge che i vantaggi di altre dichiarate finalità pubbliche, come la lotta all’evasione fiscale, dovrebbero essere dimostrate. I mezzi di pagamento digitali hanno obiettivi di efficienza e di sicurezza in sé. Utilizzarli per altri obiettivi può essere utile, a condizione che i vantaggi possano essere equiparati a quelli del contante, quali costi, rapidità di conclusione e irrevocabilità delle transazioni.

Sul punto è il caso di citare i vantaggi di infrastrutture che si muovono proprio per avvicinare contante e strumenti digitali. Le piattaforme RT1 e Tips per favorire le transazioni elettroniche istantanee perseguono questi obiettivi (per Tips, solo 0,2 centesimi per transazione, 10 secondi per il regolamento delle operazioni e loro irrevocabilità). Anche su questo punto abbiamo osservato che alla piattaforma voluta dalle banche centrali di Francia, Germania, Italia e Spagna aderiscono per ora poche banche italiane, privando gli utenti di una valida alternativa al contante. Ci dovrebbero essere input più determinati delle Autorità, affinché gli intermediari sfruttino questa opportunità.

Infine la lettera rileva giustamente che eventuali limiti quantitativi al contante dovrebbero  essere applicati alle transazioni commerciali tra imprese, piuttosto che a quelle al dettaglio, anche per combattere il riciclaggio di danaro, come è presente nelle intenzioni dei Paesi Bassi, comunicate in via preventiva alla BCE.

La lettera della BCE alle nostre autorità mette dunque in luce con crudezza le incertezze che ancora contraddistinguono le azioni del Paese per promuovere il rinnovamento delle abitudini degli italiani verso gli strumenti di pagamento.

Le iniziative da ultimo assunte lasciano dunque in sospeso il giudizio sulla loro efficacia. Bisognerà attendere le statistiche europee sui pagamenti digitali dei prossimi anni, statistiche che finora ci hanno impietosamente relegato all’ultimo posto delle classifiche europee, per capire se il percorso di avvicinamento agli altri paesi si sia finalmente avviato.

 

 

 

 

 

 

 

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  1. https://www.ecb.europa.eu/ecb/pdf/orga/distributionofresp3_EB.pdf?4db2d62776f862d6302dc19ec0251e39
    Su questo link potete leggere le deleghe attribuite ai componenti del Board della BCE. All’italiano Panetta vanno la circolazione monetaria e i pagamenti, questi ultimi come operatività e sorveglianza secondo la nota tassonomia. Si rafforza la presenza dell’Italia dunque in settori chiave dell’Eurozona e il tutto fa ben sperare dopo la strigliata che abbiamo ricevuto dalla BCE pochi giorni fa sui limiti al contante introdotti con la manovra di bilancio. Lettera scritta, forse frettolosamente, giusto pochi giorni prima dell’arrivo di Panetta in BCE.

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